Jacopo Maltauro lascia la Lega ma non il seggio: scelta di coscienza o da scalata politica? Intanto farà opposizione a Possamai, lui dice… ora

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Jacopo Maltauro e Matteo Salvini
Jacopo Maltauro e Matteo Salvini

Con un addio che scuote il centrodestra vicentino, Jacopo Maltauro esce dalla Lega e cancella la presenza del Carroccio dal Consiglio comunale dopo 35 anni. Ma l’indeterminatezza sul futuro alimenta interrogativi sulle vere motivazioni del distacco.

Jacopo Maltauro, unico consigliere comunale della Lega a Vicenza, ha lasciato il partito che l’aveva visto crescere, diventando a soli 25 anni uno dei protagonisti più noti del centrodestra cittadino con una crescente ribalta anche nazionale. Con la sua uscita, la Lega scompare per la prima volta dopo 35 anni dal Consiglio comunale berico. Eppure, mentre il diretto interessato parla di un gesto di “coscienza”, rimane il sospetto che la scelta, come spesso accade nel mondo politico, sia anche frutto di calcolo, soprattutto ora che il partito di Matteo Salvini è in fase discendente.

Maltauro racconta di non aver dormito la notte prima dell’annuncio (magari più notti visto che i media l’hanno “vaticinato” da tempo), e si dice spinto da un’inconciliabilità valoriale: “Dovrei dire di essere vicino a Putin, di condividere i dazi di Trump o la linea dell’Afd tedesca? No, non ce la faccio”, ha dichiarato (ma solo ora non da quando, non poco tempo, Salvini esibisce questa linea), motivando la sua decisione con la svolta antieuropeista e sovranista del partito, confermata dal recente congresso federale che ha blindato Salvini fino al 2029. Una linea, sostiene Maltauro, distante anni luce dal suo profilo di “federalista moderato”.

Fin qui, tutto chiaro. O quasi. Il punto critico, però, è che la svolta identitaria della Lega salviniana non è certo una novità dell’ultimo congresso: i segnali erano evidenti da anni. Perché allora questa rottura proprio ora? Maltauro dice di aver atteso il congresso per verificarne la direzione, ma è difficile non vedere in questa uscita un tempismo studiato. La nave perde colpi? Meglio saltare, magari per salire su un’altra che promette maggiore visibilità.

E a proposito di navi: dove sta navigando adesso Jacopo Maltauro? Su questo punto cala un improvviso riserbo. “Ora entro nel gruppo misto”, dice, ma si guarda bene dal chiarire quale sarà il suo prossimo approdo. “Non mi pongo il problema”, sostiene. Ma è plausibile pensare che un politico giovane ma già esperto, circondato da “consiglieri” navigati, non abbia una strategia precisa? L’impressione, neanche troppo celata, è che stia sondando il terreno per capire quale simbolo convenga indossare per continuare a crescere nel gioco delle poltrone.

Azione? Italia Viva? Forza Italia? Tutto possibile, ma nulla viene confermato. L’unica certezza (se di certezze si può parlare ora anche per l’ex leghista) è che Maltauro continuerà a fare opposizione a Possamai, mantenendosi all’interno dell’area di centrodestra. Un’affermazione che, però, suona più come un modo per tenersi le mani libere, piuttosto che come una dichiarazione di fedeltà a un’area politica.

La frase di Fanfani citata da Maltauro – “il tradimento è l’argomento di chi non ha argomenti” – serve a respingere le accuse che già gli arrivano dalla sua ex casa politica. Ma resta il dubbio se questo passo sia davvero figlio di ideali o di ambizioni personali. Uscire da un partito è legittimo. Farlo dopo averne cavalcato la popolarità e senza dichiarare dove si intende andare, lo è meno sul piano dell’onestà politica specialmente nei confronti di chi lo ha votato, inclusi i tanti che, pur non indicando lui nelle preferenze ma altri leghisti, ora rimasti sul… Carroccio,  hanno consentito alla Lega e, quindi, a lui di conquistare il seggio che ora non abbandona ma da cui parte verso altri lidi.

Un’uscita dal partito accompagnata da una rinuncia al seggio sarebbe stata di certo più apprezzabile e fedele ai valori anche del “vecchi” Dc che cita ma che forse non avrebbero mantenuto un seggio scudocrociato dopo aver deciso di mollarne le insegne.

Per ora, Maltauro dice solo di volersi prendere del tempo anche se sa che da solo non va da nessuna parte. E, se in politica il tempo si misura in consenso e opportunità, in una stagione in cui i partiti cambiano pelle con la rapidità dei meme sui social, ogni cambio di casacca ha un prezzo e un obiettivo. Jacopo Maltauro lo sa benissimo.

A meno che, da giovane vecchio democristiano come, bisogna dargliene atto, si è sempre descritto, l’obiettivo finale non sia l’abbraccio all’altro “nuovo”, si fa per dire, Dc, Giacomo Possamai, che un prezzo potrebbe essere disposto a pagarlo per averlo sul suo carro. Matteo Tosetto docet…

Il suo maestro Achille Variati, d’altronde, non fece altrettanto in passato con centrodestristi che passarono, più o meno a lungo, con lui, come Meridio, Franzina, Cicero…, prima di scomparire dalla scena politica?