Fabrizio Tonello ha dialogato con Ilvo Diamanti sul suo libro “L’America in 18 quadri”: una realtà diversa rispetto al nostro immaginario

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L'America in 18 quadri
Fabrizio Tonello e Ilvo Diamanti alla presentazione del libro "L'America in 18 quadri. Dalle piantagioni a Silicon Valley" presso Galla 1880

Storia degli Stati Uniti dal passato al presente, un tema su cui molto si è dibattuto negli ultimi tempi a Vicenza e di cui il nostro giornale ha spesso trattato (ricordiamo America sorella di Emilio Franzina e il filone dedicato all’Italia-America Friendship Festival), è al centro dell’ultimo libro di Fabrizio Tonello, “L’America in 18 quadri. Dalle piantagioni a Silicon Valley” (216 pp., 20 euro, Editori Laterza Collana i Robinson/Letture), presentato ieri sera sera, 28 ottobre, alla Libreria Galla 1880 (in Corso Palladio, 11 a Vicenza). A dialogare con l’autore veneziano, il noto sociologo e politologo vicentino Ilvo Diamanti.

storia degli Stati Uniti
L’America in 18 quadri. Dalle piantagioni a Silicon Valley di Fabrizio Tonello

“Questo è un libro di storia del conflitto sociale negli Stati Uniti: dalle idee di uguaglianza e libertà scolpite nella Dichiarazione di Indipendenza del 1776 fino al governo dei miliardari dell’amministrazione Trump nel 2025. Un conflitto tra gli oligarchi e il popolo, tra bianchi e nativi americani, tra bianchi e afroamericani. Ma anche un conflitto con la natura, come le storie di trivellazione del petrolio e di sfruttamento dissennato del suolo delle Grandi praterie ci dicono”; così inizia Fabrizio Tonello.

Il politologo e studioso senior dell’Università di Padova (ha insegnato anche a Bologna e alla SISSA di Trieste dopo aver vissuto per 7 anni a New York ed è stato Fulbright Professor alla University of Pittsburgh e Visiting Fellow alla Columbia University) parte  dal Whitney Museum di New York per tracciare un’esplorazione della storia degli Stati Uniti e dei suoi conflitti, dalle origini ad oggi.

Non è un libro di storia dell’arte, nonostante il titolo, ma nel museo sopracitato sono ospitate opere magnifiche (oltre 26.000 pezzi di arte) che raccontano la realtà americana; Tonello ha scelto 18 quadri per narrare una storia diversa da quello che è il nostro immaginario. 18 sono anche i capitoli collocati in ordine cronologico, nonostante i processi raccontati (di lunga durata) si estendano alle loro conseguenze odierne; l’ultimo capitolo è dedicato all’America attuale con Trump, molto diversa dal Paese raccontato all’inizio del libro.

Perché spiegare la geopolitica attraverso i quadri? 

“La nostra memoria di ciò che è avvenuto negli Stati Uniti si nutre sostanzialmente di ciò che gli sceneggiatori di Hollywood hanno prodotto fra il 1920 e oggi: grossolane falsificazioni. Per ricordare, l’immagine è sempre più potente della parola, anche perché si sottrae agli strumenti disciplinari ristretti della sociologia, della storia politica, della storia dell’ambiente”. 

I quadri servono a guardare una realtà più complicata, ci dicono qualcosa che va ben oltre il valore artistico intrinseco; la pittura – secondo Tonello sempre efficacemente “stimolato” da Ilvo Diamanti – svela a chi la osserva attentamente qualcosa che invece vivendo gli eventi in “real time” non si capisce. Rispetto all’attuale fugacità dettata in particolare dai social, l’arte è qualcosa che rimane nel tempo.

Si mostra ad esempio una bilancia ottocentesca utilizzata per pesare il cotone che diviene un oggetto artistico per mano di Cameron Rowland, giovane artista afroamericano; un quadro che racconta il prezzo di sangue pagato dagli schiavi a causa del cotone raccolto nelle piantagioni del Sud. La schiavitù ha un’eredità pesante: il razzismo sistemico che ancora ferisce la società americana.

Tra i quadri presenti nel libro, una piccola tela del 1934 di William Palmer, un artista poco conosciuto, intitolato “Dust, Drought and Destruction” (Polvere, siccità e distruzione). In scena la violenza dei tornado che devastarono le grandi praterie negli anni ’30, con in primo piano alberi abbattuti, una casa distrutta e un mulino divelto. Il dipinto “racconta” i primi profughi climatici, contadini degli stati dell’Oklahoma e del Texas, costretti ad abbandonare le loro case in rovina e i loro campi aridi, e a spostarsi in California. Un tema naturalmente molto attuale.

Momenti poco studiati della storia degli Stati Uniti sono evidenziati nel volume: dalle lotte per l’emancipazione ai conflitti tra lavoratori e plutocrati a fine Ottocento, dal rapporto tra whisky e lotta di casse. Ma non mancano storie curiose e divertenti, come quella della flotta di baleniere del Massachusetts preda della marina sudista durante la guerra di Secessione.

Si conclude la presentazione di “L’America in 18 quadri” con le domande del pubblico, tra cui, quale sia un quadro che racconti l’era Trump. Tonello lo indica in “Hart Island Crew”, un dipinto nel quale guardie armate sorvegliano i detenuti della prigione di Rikers Island (New York) – servito da cimitero per la città durante numerose epidemie – che nel 2020 venivano portati a scavare trincee lunghe  dove le bare sarebbero state impilate. Un quadro che racconta il negazionismo del presidente e un paese in via di militarizzazione.