La Ciociara: il volto oscuro della Storia si salva dall’oblio. Anche grazie a Le Marocchinate andate in scena al Teatro Romano di Minturno

Anche con Le Marocchinate di Simone Cristicchi e Ariele Vincenti al Teatro Romano di Minturno

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La ciociara, una scena del film
La ciociara, una scena del film

La Ciociara, un film di Vittorio De Sica, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Alberto Moravia, racconta docilmente e al contempo in modo veemente la storia di una giovine donna vedova, originaria della Ciociaria appunto, audace e combattiva. Cesira, egregiamente interpretata da una Sophia Loren ridente e drammatica, comica e tragica, compie un lungo viaggio in compagnia della figlia dodicenne partendo da Roma sino a giungere presso una località denominata Sant’Eufemia, sua terra di origine situata nei pressi di Fondi, un comune a noi vicino e familiare.

L’atmosfera è quella truce e salmastra di un’estate di guerra. Anno 1943, ben stampato ancora nella vivida memoria dei nostri cari nonni, che di questo scontro hanno subito le conseguenze psichiche e sociali. Emergono la povertà, la fame che nella pellicola si acuiscono in brevi ma intensi momenti di sospensione che rabbuiano l’animo di chi guarda e partecipa emotivamente alla scena.

Cesira, con il volto della Loren, comunica disperazione ma anche senso di ribellione attraverso le azioni da lei compiute: nella cucina di un’anziana signora ruba la farina, nel corso del cammino compiuto a piedi divide generosamente una pagnotta di pane bianco con la figlia, accoglie nella sua casa di famiglia giovani stranieri esuli di guerra. All’arrivo degli alleati il clima bellicoso sembra momentaneamente placarsi, così Cesira e la sua bambina decidono di fare ritorno a casa.

Durante il percorso a ritroso in direzione della Capitale, le due giovani donne si prendono una pausa per riposare dopo un lungo camminare. Sostano nei pressi di una chiesa diroccata (le riprese di questa scena sono state girate nella Chiesa di San Francesco di Assisi a Fondi), all’interno della quale le due decidono di assopirsi al fresco sulle panche. Ed ecco che il loro sonno è disturbato dal vociferare di uomini che,  come bestie piombano violentemente all’interno e attaccano le loro prede. Gli uomini primitivi che compiono brutalmente quest’atto di violenza appartengono al gruppo dei Goumiers, soldati nordafricani dell’esercito francese (fonte:https://it.wikipedia.org/wiki/La_ciociara_(film).

Fotografia tratta dal film La Ciociara, di Vittorio De Sica, ITA 1960
Fotografia tratta dal film La Ciociara, di Vittorio De Sica, ITA 1960
Libro Le Marocchinate. L’altra faccia della liberazione, Simone Cristicchi e Ariele Vincenti. https://www.difesaonline.it/evidenza/recensioni/simone-cristicchi-ariele-vincenti-marocchinate-laltra-faccia-della-liberazione
Libro Le Marocchinate. L’altra faccia della liberazione, Simone Cristicchi e Ariele Vincenti.

Anche Minturno, da dove scriviamo, non dimentica. Immerso nella Riviera di Ulisse e ai piedi dei Monti Aurunci, questo territorio ricorda ancora i tragici episodi di violenza fisica di massa che ebbero luogo nel maggio 1944, e che vide protagonisti gli atroci responsabili dei reparti marocchini del Corpo di spedizione francese in Italia. E proprio al Teatro Romano di Minturno il 7 maggio 2018 andò in scena lo spettacolo Le Marocchinate di Simone Cristicchi e Ariele Vincenti.

Passati alla storia come stupri di guerra e non solo: saccheggi, razzie, morti di innocenti. Le vittime: giovani contadini e contadine, gente umile, persone che vivevano ai margini della società, figure fatiscenti. La loro misera vita venne, senza alcuna pietà, per sempre infranta, per puro sfogo di rabbia e perverso desiderio di uomini che in loro incarnavano tutto il male della guerra. Lacrime e buio negli occhi di chi rimane, di chi non muore e si salva, ma sarà costretto a portare sopra le spalle il peso di un trauma che contamina e sporca di nero mortifero il loro presente e futuro.

Nero morbo il colore che inonda l’intera provincia di Frosinone, lasciando una macchia indelebile nel tempo. Tra le più gravi conseguenze: malattie a trasmissione sessuale come la sifilide, la gonorrea, aborti spontanei, infanticidi. Tra le zone maggiormente colpite da queste violenze si ricordano, nel Frusinate Ceccano, Ausonia, Esperia, Pontecorvo e altre ancora. Il disgustoso fenomeno interessò anche i paesi collocati nel Basso Lazio, tra i quali Formia, Terracina, Sezze e la lista sarebbe ancora lunga.

La Ciociara sopravvive. Cesira e la figlia per un caso fortunoso non persero la vita, anche se la dolce dodicenne rimase traumatizzata a vita. La disperazione è quella di una madre e una figlia per l’eternità legate da un dolore comunemente provato, nell’unanimità di un corpo che è costretto a conoscere lo stupro. Il pianto finale delle due donne abbracciate l’una all’altra è il pianto di un popolo, di molteplici popoli assieme uniti in una comune sorte, avvolti dalla brutalità indelebile della Storia. La Ciociara vive. Vive ancora la memoria attraverso la visione. Il film diviene, come sempre, immagine immobile nell’eternità di un evento destinato a cadere nell’oblio. Il cinema vive e con esso risorge la vita. La Ciociaria sa, il Lazio anche, e oggi parla e racconta. E noi scriviamo una piccola testimonianza con voce di Donna.