
La mente e lo stomaco sono più “legati” di quel che crediamo, e ce ne rendiamo conto solo nei momenti di tensione. Un nodo si forma in fondo alla gola, un bruciore risale verso il petto, il respiro diventa più corto. È in questi istanti che conosciamo il reflusso gastroesofageo.
Succede più spesso di quanto immaginiamo, a volte a causa dello stress accumulato, o di un periodo particolarmente intenso, sebbene ci siano diverse cause, come vedremo.
Abbiamo quasi la sensazione di calore o acidità che sale dallo stomaco, spesso accompagnata da un leggero dolore retrosternale o da una tosse persistente. In questi casi, contro il reflusso gastrico è consigliato Gastrotuss, per alleviare il fastidio e favorire la protezione delle mucose.
Vogliamo approfondire il legame tra ansia e reflusso, e capire come gestirlo, per ritrovare il nostro benessere: è possibile? Sì, un passo alla volta.
Cos’è il reflusso gastroesofageo
Il reflusso gastroesofageo è una condizione in cui i succhi gastrici risalgono dallo stomaco verso l’esofago, andando a irritarne le pareti. È un disturbo in realtà molto comune, ma spesso sottovalutato. Il sintomo più tipico è la pirosi, una sorta di bruciore che si irradia dal petto verso la gola dopo i pasti o quando andiamo a dormire.
In alcuni casi si avverte anche un retrogusto acido in bocca, una difficoltà a deglutire o la sensazione di avere qualcosa “fermo” dietro lo sterno. Il reflusso gastrico si manifesta in modo occasionale, dopo un pasto abbondante o un periodo di stress, oppure diventa più frequente. Con dirette conseguenze sulla qualità della vita e sul sonno.
Le cause sono diverse: rilassamento dello sfintere esofageo inferiore, eccessiva produzione di acido, fattori legati alle abitudini quotidiane. Spesso è un insieme di cattive abitudini – mangiare in fretta, coricarsi subito dopo cena, abusare di caffè o alcol – a innescare quel circolo di fastidi che si ripetono nel tempo.
Anche il fumo di sigaretta indebolisce lo sfintere che separa lo stomaco dall’esofago, e ci sono poi le predisposizioni individuali. Chi soffre di ernia iatale, per esempio, tende a sviluppare con più facilità episodi di reflusso.
La correlazione tra stress e ansia
Lo stomaco è un barometro emotivo. Se la mente è in tensione, anche l’apparato digerente si irrigidisce. Ed è in quei momenti che il corpo percepisce un carico di “stress”, e inevitabilmente ne risentono anche i processi digestivi.
La produzione di acidi tende ad aumentare e la muscolatura del diaframma si contrae, il che facilita la risalita dei succhi gastrici. Non è raro che, nei periodi più impegnativi, i sintomi del reflusso gastroesofageo diventino più frequenti o più intensi.
Fermiamoci a pensare a un fatto: se siamo in tensione, non seguiamo quasi mai un regime alimentare sano, perché tendiamo a consumare pasti più veloci, più abbondanti o più ricchi di zuccheri e grassi.
E c’è da dire che l’ansia non si ferma allo stomaco, perché si manifesta come una pressione alla gola, una sensazione di “ostruzione”, un bisogno continuo di schiarirsi la voce. Disturbi che spesso si confondono con quelli del reflusso, e che invece ne sono la conseguenza o il rinforzo.
Se si sospetta di soffrire di reflusso gastroesofageo, è importante sottoporsi agli accertamenti diagnostici del caso: potrebbe essere necessario fare una radiografia del tubo digerente, o una manometria esofagea. Anche l’esofago-gastro-duodenoscopia è tra gli esami che vengono prescritti dal medico per accertarsi della condizione.
Cosa fare e come si giunge alla diagnosi
Quando il reflusso gastroesofageo diventa ricorrente, il primo passo è ascoltare il corpo e riconoscere i segnali. Bruciore, tosse notturna, acidità dopo i pasti o difficoltà nel deglutire non vanno ignorati.
Nel nostro quotidiano, possiamo intervenire con piccoli cambiamenti: evitiamo di mangiare di fretta, dedichiamo del tempo ai pasti principali della giornata. Meglio evitare di coricarsi subito dopo aver mangiato, e riduciamo drasticamente i cibi molto grassi o piccanti. Poiché il corpo e la mente viaggiano insieme, è importante trovare un equilibrio: relax e riposo sono indispensabili.
È bene sottolineare che le buone abitudini non bastano: talvolta, in base all’entità della condizione, viene prescritta una terapia farmacologica, con la raccomandazione di adottare uno stile di vita più sano.
Gastrotuss
Poiché con il tempo i fastidi si fanno insistenti, ci sono alcune soluzioni, come Gastrotuss, per il trattamento del reflusso e per la protezione dell’esofago, utile in presenza di sintomi come pirosi, tosse, rigurgiti o sensazione di bruciore retrosternale.
La formulazione è a base di magnesio, simeticone ed estratti vegetali, che sono stati selezionati per creare una sorta di barriera protettiva per limitare il contatto tra i succhi gastrici e la mucosa esofagea.
L’obiettivo è diminuire l’irritazione e alleviare quella sensazione di cui abbiamo parlato prima, di “acido in gola”.
Naturalmente, vale quanto detto fino a qui: solo i consigli del medico, insieme alla costanza, ci permettono di ritrovare un certo benessere, anche nei periodi in cui i picchi di stress si fanno davvero pesanti.




































