La lettera a me stesso sul “fondo di ristoro delle vittime di reati finanziari”, cioè gli ex soci di BPVi, Veneto Banca e quattro banche risolte. E a breve di Ubi, Carige e…?

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Gentile direttore, visto che c’è chi vorrebbe impedirmi di informare (io sono quello nella foto che illustra a tutti, ma proprio tutti il decreto attuativo della legge 205 mentre di sotto altri vorrebbero che rimanesse sconosciuto) le scrivo questa lettera che la prego di avere la cortesia (il coraggio?) di pubblicare visto che lei è un mio collega per giunta omonimo e che molti le stanno scrivendo alla mail dedicata fondosocibanchevenete@vipiu.it. Allora, tanto per iniziare dalla… fine, il ministro Pier Carlo Padoan ha fatto una grossa porcata regalando più di 5 miliardi a Banca Intesa Sanpaolo, tagliando le gambe agli azionisti e lasciando aperta una partita che sta consumando risorse del Paese.

Il suo sottosegretario Pier Paolo Baretta, che si è speso per metterci una toppa facendo approvare a fine legislatura, per giunta ottenendo l’unanimità dei voti a favore in parlamento, un provvedimento con pochi soldi stanziati, però incrementabili con i fondi dormienti, è affondato col Pd nelle urne di marzo non venendo neanche rieletto anche a causa di una visibilità notevole (tutti parlano del fondo Baretta) ma negativa grazie a chi vuole tutto per tutti (anche per i truffatori che hanno conservato azioni?) o, udite udite, anche qualcosa purché sempre per tutti, a prescindere.

Questa campagna “contro” l’esistente a favore dell’immaginario impedisce, intanto e senza certezze migliori, a chi è riconosciuto vittima di reati finanziari (sarebbero già 1.500 i “beneficiari” di lodi dell’Acf che ad oggi sono solo con un pezzo di carta in mano) di cominciare a ricevere il dovuto aprendo la strada a tutti quelli, decine di migliaia, che potrebbero ripartire con i lodi previsti dal decreto attuativo del “fondo di ristoro per le vittime di reati finanziari istituito dalla Legge 205 che ne affida la gestione all’Anac di Raffaele Cantone, quello dell’anticorrruzione tanto per intenderci..

I nuovi governanti, quelli del cambiamento, sono, intanto, spiazzati perché dopo avere impostato una campagna elettorale all’insegna della tutela del risparmio e della critica al PD, si sentono stupidamente sminuiti dal dover attuare la 205/2017, che pure hanno approvato dall’opposizione il 27 dicembre 2017 e il 6 agosto 2018 hanno rivotato in fase di Milleproroghe e dai banchi della maggioranza quando hanno impegnato il governo, e quindi se stessi, ad emanare il decreto attuativo in ritardo rispetto alla data “di legge” (e questo si è annunciato come il governo della legalità!) del 30 marzo, ma comunque entro il 31 ottobre 2018.

Senza capire che ai soci, se correttamente informati, interessa riavere i propri risparmi, il governo del cambiamento

– si fa tirare per la giacchetta da coloro che si prestano a meschine battaglie solo per non dichiararsi “battuti” da associazioni più pragmatiche e meno forconare ma, con ciò, prestandosi a giochi più grandi di loro

– per giunta non ha le idee chiare su cosa proporre e capisce ancora meno se ascolta gli Ugone e gli Arman di turno benedetti dal prete di Dese (a noi ha detto: “non so nulla di 205 e decreto attuativo, ma credo in Arman…” neanche fosse Cristo in terra).

Il  principio che può accedere al fondo solo chi dimostri di essere stato ingannato (quasi tutti, di tutti gli anni, scavalcati inclusi, chi ha sottoscritto o acquistato titoli con Mifid “incredibili”, chi ha transato defalcando in questo caso l’importo già incassato, senza limiti di cifre, anche gli eredi, ma non le società di capitale e non chi ha contribuito alla truffa con le baciate consenzienti e milionarie, ma incluso chi è stato spinto alle baciate “da poveracci” per avere un mutuo o per avere il denaro che gli veniva negato non vendendo le azioni che si volevano monetizzare, ecc. ecc.) mi sembra più che  condivisibile.

Se lo ha condiviso anche l’Europa che ha dato il via libera al “ristoro” ma mai lo darebbe al “rimborso” di azioni, come ci hanno confermato semplici e illustri, ma affidabili e non interessati, giuristi (ad esempio “Prof. avv. Renato Ellero: un farabutto chi distorce la Legge 205 e il suo decreto attuativo per i soci vittime di BPVi, Veneto Banca e banche risolte“), è altrettanto condivisibile che chi è stato truffato per 100 deve ottenere 100 e non una quota parte del danno.

Come è condivisibile che il fondo imponga di ricalcolare il danno con “rivalutazioni e interessi” sulla base del denaro affidato alle banche truffaldine ma, ovviamente, tenendo conto di quanto già incassato magari per operazioni speculative che in migliaia, ne scriveremo, hanno portato a termine tra cui anche alcuni che oggi, dall’alto di alcune associazioni, si oppongono, guarda caso, al fondo così calcolato.

Per questi motivi condivido il fondo, subito e non le promesse domani, ma ciò che mi preoccupa sono i poteri del sistema finanziario che, non tanto paradossalmente, pare proprio che abbia fatto sì che il precedente governo “rossastro“, pur avendone i poteri e  i tempi, non abbia emanato il decreto che oggi i due sottosegretari “gialloverdi” ma senza deleghe del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Massimo Bitonci e Alessio Villarosa, dicono di voler sostituire con una nuova legge.

Per non fare oggi quello che sarebbe semplice fare e che domani non verrà fatto.

Ovviamente per colpa di qualcun altro mentre banche e sistema finanziario gioiranno che non passi il principio che chi subisce le loro angherie debba essere risarcito.

Nel passato recente i soci risparmiatori di Banca Popolare di Vicenza, di Veneto Banca e delle quattro banche risolte, nel prossimo, molto probabile anche se non augurabile, futuro quelli di Carige, dilaniata dalle lotte dei Malacalza, di Ubi, con una sanzione di 300 milioni in arrivo da parte della Bce,  e di chi più ne ha più ne metta…

Grazie per la sua attenzione, collega direttore omonimo.

Giovanni Coviello