
Rio de Janeiro – Vicenza Mentre si moltiplicano gli annunci su presunti piani di pace per l’Ucraina, ho chiesto a Giuseppe Arnò, direttore de La Gazzetta Online e presidente dell’Associazione Stampa Italiana in Brasile (ASIB), del cui Consiglio Consultivo ho l’onore di far parte, di analizzare con il suo consueto tono caustico l’ultima narrativa diplomatica, quella che vede Donald Trump, il Vaticano e lo stesso Vladimir Putin protagonisti di una “soluzione miracolosa” al conflitto in corso.
Coviello Direttore Arnò, Trump dice (ma non è la prima volta) che basterebbe una telefonata di due ore con Putin per chiudere la guerra. Cosa ne pensa?
Arnò Che siamo ormai nel teatro dell’assurdo. Trump lo racconta con la solennità di un prete all’altare e l’entusiasmo da televendita: due ore di telefonata e, come per magia, la pace è servita. Il problema è che questa “pace” assomiglia pericolosamente a una resa mascherata, e il telefono, in questo caso, suona a senso unico.

Coviello Qual è, allora, il vero piano di Putin secondo lei?
Arnò Più che un piano di pace, è un piano di conquista con benedizione inclusa. Si parla di negoziati, ma l’unico a conoscere il copione è Putin. Vuole inglobare metà dell’Ucraina e trasformare il resto in una zona cuscinetto stile DDR. E intanto, tutti zitti: guai a mettere in discussione la Crimea già “russa” o il fatto che “Mosca ha le sue ragioni”.
Coviello L’Europa ha voce in capitolo?
Arnò L’Europa? Quella che litiga anche sull’ora legale e sventola la bandiera della pace mentre alcuni suoi membri, Italia inclusa, dimenticano che, senza deterrenza, la diplomazia è solo una parola gentile da “tarallucci e vino”? No, l’Europa è ferma a fischiare mentre “l’asino” – cioè Putin – non vuole bere. Solo che l’asino, qui, è un autocrate armato e non un animale testardo.
Coviello E il ruolo del Vaticano?
Arnò Anche lì, tra benedizioni e strette di mano, si rischia di prestare il fianco a una messinscena. Il Cremlino finge apertura, poi boccia, poi riapre, propone “memorandum” che sembrano liste della spesa con minacce diplomatiche, e dice di voler “eliminare le cause profonde del conflitto”. Tradotto: niente Vaticano, niente NATO e, meglio ancora, niente Ucraina indipendente.
Coviello Mentre tutto questo accade, cosa succede sul fronte russo?
Arnò La macchina bellica russa va a pieni giri. L’economia è convertita in modalità guerra, vengono arruolati giovani a tutto spiano, i consensi interni sono consolidati con la propaganda e le fabbriche di armi non si fermano. Perché mai dovrebbe voler fermare il motore proprio ora? Non a caso ora bombarda sempre di più anche Kiev dove muoiono anche tanti bambini per cui sembra che non ci si inorridisca così come, e più che giustamente, si fa per quelli palestinesi.
Coviello E Zelenskyj?
Arnò Sempre più isolato. Rischia di essere messo all’angolo mentre le grandi capitali recitano un copione pieno di parole nobili e zero azioni. E il pericolo è che, pur di dire “abbiamo firmato la pace”, si cedano territori, città e dignità.
Coviello Ultima battuta. Torniamo su Trump dice che in un due ore o al massimo giorno risolverebbe tutto.
Arnò Certo, con lo stile Trump Tower: un accordo lampo che probabilmente premierebbe il più forte e abbandonerebbe il più aggredito. Cosa potrebbe mai andare storto?
Coviello Grazie, Giuseppe. Dunque, altro che telefonate salvifiche: la pace, per ora, resta una parola bellissima… ma svuotata.
Arnò E finché sarà Putin a scriverne la sceneggiatura, più che una pace, sarà un finale scritto male. Ma guai a dirlo: disturberebbe la favola della buonanotte mentre fuori fioccano le bombe.