Le banche e il guaio dei crediti deteriorati (Npl) post Covid, Il Fatto: ecco perché non andrà tutto bene col “calendar provisioning”

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Le associazioni bancarie di mezza europa, tra cui l’italiana Abi, hanno chiesto alla Bce di allentare la stretta in arrivo. Come noto, le autorità europee temono un’esplosione di Npl, la stima è di 1400 miliardi, peggio della crisi del 2008. Da gennaio scatteranno le nuove norme: l’obbligo di classificare in default i prestiti in caso di mancato pagamento dopo soli 90 giorni e il cosiddetto “calendar provisioning” che impone di coprire interamente i prestiti in crisi a passo di carica, due anni per quelli senza garanzia, otto per quelli con. Norme che penalizzano l’attività bancaria. Mercoledì, invitato dall’Abi, il capo della vigilanza bancaria Ue Andrea Enria ha detto che non se ne parla, perché altrimenti le banche nasconderanno la polvere sotto il tappeto e non presteranno più. Meglio quindi tirarla fuori e consegnare i debitori a fondi speculativi che non hanno interesse a tenerli in vita o alle bad bank nazionali, che però devono comprare a prezzi di saldo altrimenti sono aiuti di Stato. Come questo possa aiutare l’economia ed evitare una stretta creditizia resta un mistero. In questo caso, i consigli dei banchieri non vanno bene.

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