Polemiche quotidiane di Raffaele Colombara con Francesco Rucco: prove della sua candidatura a leader dell’opposizione?

165

Riprendo il dialogo con il prof. (mi riferisco al consigliere comunale di opposizione prof. Raffaele Colombara) partendo da dove l’ho interrotto un paio di giorni fa, esattamente dopo aver iniziato ad affrontare le sue esternazioni sull’operato del sindaco Francesco Rucco (cfr. “I critici delle soluzioni della giunta Rucco non attuate in 100 giorni dimenticano di essere stati gli autori dei problemi: per 4.000 giorni“). Ho già accennato alla differenza di vedute tra il prof. e me circa l’importanza della delega unica cultura/turismo. 

Importanza del tutto relativa per me, soprattutto se si osserva come è stata gestita nella precedente legislatura con una esasperazione a livello di turismo di massa, e praticamente pochissimo interesse per una elevazione culturale salvo che non si intenda con questo certe ardite sperimentazioni al Teatro Olimpico. 

Per quanto riguarda le istituzioni culturali solo mille promesse e zero realizzazioni. Non ritorno sulla strana gestione della Fondazione Roi con l’ancor più strano balletto del rappresentante in seno al CdA del Museo Civico, che c’è, non c’è, ma c’è. Uno straordinario pirotecnico cambio di vestito per esserci comunque ma comunque un titolare del Chiericati non c’è mai. Eppure c’è. Pare trovarsi di fronte a un novello Arturo Braghetti.

Ora mi permetto di suggerire al nostro egregio prof. di spiegarci meglio questa sua affermazione “si era presentato come il sindaco sceriffo, con una campagna elettorale impostata su due semplici concetti: sicurezza e degrado“. Credo proprio che l’abitudine alla lettura venga sempre meno in non pochi amministratori. O forse è solo una questione di memorizzazione. La situazione di degrado e di autentico timore per i beni, e pure per la propria personale sicurezza, dei vicentini era una sensazione talmente forte, che non vi è stato un solo candidato a sindaco, ma pure anche da parte di diversi candidati consiglieri, che non si impegnassero in una analisi, con affermazioni e rassicurazioni, pur se generiche, proprio su questi temi: degrado e sicurezza. Nei suoi ultimi giorni di mandato pure il sindaco uscente Achille Variati ha posto l’accento con forza su questi problemi. Non dimentichiamoci poi l’intervista di Achille Variati, sul Giornale di Vicenza del 6 settembre u.s. “Sicurezza, ho sbagliato” e prosegue “Dovevo tenermi la delega, come Rucco” e per finire dice ancora “L’avevo affidato (l’incarico della sicurezza – ndr) ad un ex questore, ma un conto è fare il poliziotto, un altro è fare l’assessore. Forse avrei dovuto prendere direttamente in mano la questione“.

Caro prof. come vede questa dichiarazione, anche scioccante per un verso, ma contemporaneamente anche molto chiara nell’ammettere che l’eredità, su quei due temi, lasciata alla città e alla nuova amministrazione Rucco è una pesante e negativa eredità. Che Vicenza, la Città Bellissima, fosse ridotta assai male lo riconosce chiunque abbia un minimo di capacità di guardare e vedere, e ancora di ascoltare. Non sarà facile per questa amministrazione, ma anche per qualsiasi altra fosse succeduta ai dieci anni precedenti, riportare alla normalità una città che è stata più volte ferita profondamente dalla supponenza, dall’arroganza, dalla presunzione e dalla indifferenza di quanti, non tutti per fortuna, amministratori del passato si sono più occupati di far suonare trombe e tromboni piuttosto che affrontare concretamente, e con l’umiltà necessaria, i grandi problemi di Vicenza.

Fare dell’ironia sul fatto che un amministratore, sindaco o assessore, o semplice consigliere, voglia vedere da vicino quel che succede nei nostri parchi, nelle zone abbandonate delle periferie, e anche in centro storico, è del tutto puerile. Mi correggo: è goliardia in ritardo. Sono dieci anni che il “buonismo” verso gli occupanti di Campo Marzo, ma anche di tanti altri luoghi di Vicenza, è stato distribuito a piene mani sostenendo che era un gesto di solidarietà, di umanità, di bontà d’animo di una intera città. Il risultato lo abbiamo visto allora e ancora, e prima di poter superare tutta la trista tradizione lasciata prosperare ci vorranno non cento giorni. Sicuramente qualcuno di più. Ma un serio tentativo sarà messo in opera e, con molta probabilità, guardando al passato, sarà anche il primo.

Caro prof. lei spazia negli angoli polverosi e bui spuntati da sotto i vostri tappeti, ma non sono cose che si affrontano con le chiacchiere. Mi soffermo un attimo sull’episodio recente dei ragazzi seduti sull’erba dietro le giostre proprio in Campo Marzo. A proposito dell’otto settembre e delle giostre mi piacerebbe sapere la verità vera sul fatto che la loro presenza sembra l’ombra di quella che era la festa dell’8 anche solo una quindicina di anni fa. Tornando alla strana colazione sull’erba dei ragazzi e a uno in particolare, che, con assoluta indifferenza del luogo e del tempo, utilizzava una siringa, ritengo che se questo è avvenuto, in quel clima di massima indifferenza al contesto, allora la chiave di lettura non può che essere una. Il tempo ha generato una situazione del genere. Gli anni del buonismo, della tolleranza a tutti i costi, dell’accettare che una generazione dietro l’altra crescesse nella certezza che le era permesso tutto. In nome di quali valori non si sa. Ma questo è avvenuto. Ora attende a questa nuova amministrazione un lavoro delicato e difficilissimo ma che dovrà essere fatto. Per rispetto non solo di quanti hanno votato questa nuova amministrazione, ma con questa anche il suo programma, ma di tutta la cittadinanza e di quanti verranno a visitare la città del Palladio. 

Rileggo il penultimo capoverso dell’interessante proclama del prof. dove parla di ritornello nauseante, se si cita il passato ereditato, dove afferma che al contrario della promessa discontinuità Francesco Rucco prosegue sulle linee della passata amministrazione (non mi risulta affatto ma nemmeno tento di convincerla del contrario), e lo definisce poco responsabile. In effetti si potrebbe dire che, quella del prof. è una contraddizione in termini. Ma se cito questa ultima grida (di manzoniana memoria) di un novello tribuno, una ragione ben diversa da quella che tende a far apparire deve esserci. Il presenzialismo quasi quotidiano del prof., il costante attacco a tutto e a tutti, senza rendersi conto, forse, che attacca anche proprio quel passato che dice di difendere, la ragione potrebbe essere che tutto questo è fatto in ragione di un obbiettivo che, almeno per un certo tempo, è del tutto interno alla opposizione. Pare proprio di rivivere una frazione di campagna elettorale. In altre parole mi viene il sospetto che il buon prof. Colombara voglia porre, con forza, la sua candidatura a leader della opposizione. È pur sempre vero che in politica un vuoto non è tale per molto tempo. Vi è chi si prepara per tempo nel tentativo di riempirlo. Amen