Liste d’attesa, Boron (Misto) e Bigon (Pd): «Lanzarin gioca con i numeri, dati parziali e agende chiuse. Serve trasparenza»

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Liste d’attesa (foto d'archivio)
Liste d’attesa (foto d'archivio)

Ieri, 4 luglio, durante la seduta della Commissione Sanità, il consigliere regionale Fabrizio Boron (Gruppo misto) ha criticato duramente i dati statistici forniti dall’assessorato alla Sanità, ritenendoli non rappresentativi della realtà vissuta dai cittadini. Secondo Boron, le informazioni presentate descrivevano una situazione in cui il problema delle liste d’attesa sarebbe “superato”, ma ignoravano completamente le numerose difficoltà degli utenti nel contattare il CUP per prenotare prestazioni sanitarie.

Fabrizio Boron, consigliere regionale del Gruppo Misto
Fabrizio Boron, consigliere regionale del Gruppo Misto

Boron ha raccontato come molti cittadini fossero costretti a chiamare più volte senza ottenere risposta o appuntamenti, finendo spesso per ricorrere alla sanità privata. Ha anche ricordato che lo stesso capogruppo della Lega in Commissione aveva ammesso la necessità di riformare le procedure del CUP e di formare meglio il personale, con riferimento particolare all’Ulss 6 Euganea. «È tempo di ascoltare le persone – ha concluso Boron – e di smettere di nascondersi dietro ai dati: i cittadini si aspettano un CUP che risponda, non una rassicurazione statistica».

«Sulle liste d’attesa l’assessora Lanzarin prosegue con il gioco delle tre carte». A denunciarlo oggi è Anna Maria Bigon, consigliera regionale del Partito Democratico e vicepresidente della commissione sanità in Consiglio regionale, che punta il dito contro l’ennesima rappresentazione edulcorata della situazione sanitaria in Veneto.

Anna Maria Bigon
La consigliera regionale Pd Anna Maria Bigon

Secondo Bigon, i dati forniti in commissione sono «del tutto parziali» e mostrano uno scenario falsamente positivo, dal momento che riguardano solo le prime visite, trascurando completamente le prescrizioni successive, in particolare quelle di controllo per pazienti oncologici o affetti da patologie croniche. «Secondo la legge – ricorda la consigliera – dovrebbe essere lo stesso specialista a fissare la visita di controllo, ma spesso ciò non accade. Il paziente è costretto a tornare dal medico di base, farsi fare l’impegnativa e affrontare il calvario del Cup per trovare un appuntamento».

Bigon segnala inoltre che non sono stati forniti dati per il 2023 e il 2024, nonostante ripetute richieste di accesso agli atti: «Un ulteriore buco nero che rende impossibile avere una fotografia reale del problema».

La consigliera denuncia anche che molte liste d’attesa non si formano affatto, perché il Cup non registra le richieste quando le agende sono chiuse, invitando i pazienti a richiamare: «È così che il sistema resta fuori controllo e si falsano le statistiche».

La crescita degli sportelli di aiuto per i cittadini, conclude Bigon, «non è un caso, ma la conseguenza di una gestione che elude il problema. I fondi pubblici? Circa il 50% va ai privati convenzionati, mentre si continua a ignorare il tema delle retribuzioni dei medici ospedalieri, che dovrebbero essere potenziate anche con l’attività intramoenia».

Una denuncia netta quella del gruppo Pd Veneto, che chiede chiarezza, trasparenza e una strategia reale per ridurre i tempi d’attesa e riportare il sistema sanitario pubblico al centro delle priorità regionali.