Massimiliano Zaramella (Pres. Consiglio Vicenza): “Ecco perché investire nel Servizio Sanitario Nazionale e ripartire dal personale”

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Massimiliano Zaramella, chirurgo vascolare al San Bortolo e presidente del Consiglio Comunale di Vicenza servizio sanitario
Massimiliano Zaramella, chirurgo vascolare al San Bortolo e presidente del Consiglio Comunale di Vicenza

In queste settimane si parla sempre più spesso della presunta “insostenibilità economica” del nostro servizio sanitario pubblico e della necessità di affidarsi sempre più a forme di sanità integrativa, mutue, fondi e assicurazioni. In contesti come il nostro, in particolare nel Veneto, è fondamentale rovesciare questa impostazione.

Primo punto: il personale sanitario.

Nel Veneto contiamo circa 13 dipendenti del SSN ogni 1.000 abitanti, più della media italiana (11,6) per lo stesso anno. Eppure, nonostante questo dato positivo, molte strutture pubbliche segnano fatiche: concorsi deserti, età media elevata, fuga verso il privato o il lavoro autonomo. Il personale resta la vera insostituibile leva per garantire assistenza di qualità, continuità e quella dimensione relazionale che non si misura solo in atti sanitari, ma anche in ascolto, accoglienza, presa in carico della persona.

Secondo punto: la sostenibilità del SSN non è una questione solo contabile, ma di scelte.

La Costituzione (art. 32) affida allo Stato il compito di tutela della salute come diritto fondamentale. Se si accetta l’idea che il pubblico debba ridursi per fare spazio al secondo pilastro (privato, integrativo), il rischio è che la garanzia universale venga gradualmente erosa. In Veneto già nel 2024 circa il 7,9% della popolazione ha rinunciato a una o più prestazioni sanitarie. Il Punto: non è che «non possiamo più permetterci il pubblico», ma che siamo noi, collettivamente, a scegliere se finanziare la salute pubblica, oppure no. Prima scelta: riconoscere il valore (economico, sociale, civile) del personale sanitario; seconda: inserire nella programmazione pubblica la qualità, la riduzione delle disuguaglianze, l’accesso tempestivo.

Terzo punto: accreditamento vs convenzione delle strutture sanitarie, perché la differenza conta davvero.

Con il termine accreditamento si intende l’affidamento, da parte del pubblico, di un ruolo a strutture private o pubbliche integrate, ma entro un quadro programmato, in cui il pubblico definisce tipologia e volume delle prestazioni, controlla tariffe, effettua monitoraggio e controllo. È dunque un’estensione dell’offerta, ma sempre “sotto contratto” con il pubblico.

Con la convenzione (o, più precisamente, con un modello in cui pubblico e privato sono messi alla pari, come nel modello lombardo spesso indicato) la distinzione pubblico/privato si attenua: il privato convenzionato entra quasi come “terzo operatore” sul medesimo livello di interlocuzione. Secondo molti, questo può generare selezione di prestazioni più redditizie, incentivo a privilegiare quantità rispetto a presa in carico integrata, e rischi di marginalizzazione del pubblico.

Se accreditamento significa “il pubblico programma, regola, controlla l’esterno”, convenzione significa “il privato entra nel circuito pubblico in forza di convenzioni”: la differenza è cruciale. Privato sì, se integrato, ma come componente di un SSN forte, non come “alternativa al pubblico”.

In sintesi: nel Veneto, più che puntare a ridurre il pubblico o scivolare verso il privato, serve rafforzare il SSN, partendo dal suo personale, valorizzando il ruolo delle case della comunità, migliorando la governance, garantendo accreditamenti ben regolati, non semplici convenzioni indistinte. Se il personale sanitario è al centro, se le risorse vengono prioritariamente destinate alla qualità dell’assistenza pubblica e all’uguaglianza di accesso, se l’accreditamento diventa strumento per integrare e non per sostituire, allora la sanità pubblica non solo si conferma indispensabile, diventa anche sostenibile.

Massimiliano Zaramella
Presidente del Consiglio comunale di Vicenza
con delega a Salute e Benessere