Mauro Ferrazza: «Dopo il pugno della guerra, ora gli schiaffi dei dazi. Siamo molto preoccupati perché sarà una reazione a catena»

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Mauro Ferrazza con clienti russi
Mauro Ferrazza con clienti russi

(Articolo su Mauro Ferrazza da Vicenza PiùViva n. 297, sul web per gli abbonati ora anche il numero di 298 di maggio, acquistabile in edicola in versione cartacea).

Parla Mauro Ferrazza, imprenditore vicentino che esporta impianti di automazione industriale in tutto il mondo.

Imprenditore di seconda generazione Mauro Ferrazza, originario di Valdagno ma titolare di un’azienda a Cereda, frazione di Cornedo Vicentino, è davvero molto preoccupato. Probabilmente più della situazione in generale che non di quella della propria azienda, non fosse altro che i conti deve ancora farli con precisione per capire bene quanto anche la sua attività potrà risentire dei dazi americani.
“In questo momento – afferma Mauro Ferrazza – siamo sicuramente in forte apprensione per i dazi statunitensi anche perché, fatalità, proprio in questi giorni siamo in fase di trattativa per chiudere un contratto per una fornitura di impianti ad un’azienda americana e ancora non sappiamo che cosa ci aspetta in questo preciso momento. Praticamente è come aver fatto una doccia fredda.
Se da una parte – prosegue Ferrazza – sappiamo che ad essere colpiti maggiormente sono i beni di consumo legati al commercio, dall’altra viviamo nella più totale incertezza perché non abbiamo contezza del danno economico che potrà colpire i prodotti come i nostri che sono destinati alle industrie”.
D’altronde la Ferrazza, azienda fondata nei primi Anni ’80 e che può vantare la presenza di ben duemila suoi impianti in quaranta pesi del mondo, lavora per comparti che la mazzata dei dazi USA la sentiranno eccome, vedi l’automotive, l’agroalimentare, il packaging ed il meccanico.

L'azienda Ferrazza
L’azienda Ferrazza

Se anche i dazi non dovessero colpire direttamente il nostro settore – analizza attentamente Ferrazza che nel 2016 è stato premiato come imprenditore d’eccellenza da Confartigianato Imprese Vicenza – bisogna considerare che potrebbe esserci comunque una reazione a catena.
Prendiamo ad esempio un’azienda che produce vino e che vede calare drasticamente o addirittura azzerare il suo business negli Stati Uniti. Allo stesso tempo aveva progettato di rinnovare il suo impianto di produzione; secondo voi quell’investimento lo farà ugualmente o sarà indotta a fermarsi?
Il nostro attuale volume d’affari con l’America non è elevatissimo ma il partner con cui collaboriamo ha un giro economico con l’Italia consistente importando beni per un milione e mezzo”.
Per capirci, la sua ditta produce non solo sistemi di automazione industriale ma anche quadri elettrici, installa impianti elettrici, fornisce revamping, software applicativi, ingegnerizzazione e sviluppo. Lui stesso investe costantemente nella formazione e nell’aggiornamento suo e del proprio personale come punto di forza nelle tecnologie avanzate.
Anche per questo riesce ad avere un pensiero lucido e pragmatico sulla situazione attuale. “Noi in Europa ci troviamo in una situazione davvero difficile perché
dopo la grande fregatura della guerra adesso prendiamo schiaffi dall’altra parte dell’Oceano. Il conflitto provocato dall’invasione della Russia in
Ucraina ha provocato effetti devastanti anche sul nostro export, perché avevamo impiegato più o meno vent’anni per costruire saldi rapporti economici, ma nel giro di un mese è stato cancellato tutto. Lo stesso vale per i dazi, pensare di perdere il mercato americano è davvero una follia e non ce lo possiamo permettere per cui mi auguro che possano esserci delle trattative tra l’UE e gli Stati Uniti. Anche perché non è da escludere che possano portarsi a casa le tecnologie necessarie per costruirsi da sé tutti gli impianti di cui necessitano.
Dobbiamo cercare di reagire molto velocemente e crearci delle alternative con investimenti su altri mercati come stiamo facendo anche noi in Ferrazza; tra questi il Medio Oriente, il Sudamerica ed ora anche l’Australia. Sono mercati in espansione che possono dare molte soddisfazioni, al di là di alcune difficoltà dovute alla distanza e al fuso orario, ad esempio. Nel 2020, con il primo governo Trump, gli Stati Uniti avevano spinto molto nel riportare a casa certe produzioni rafforzando gli investimenti su alcune fabbriche ma gli investimenti esteri erano comunque proseguiti. Adesso con i dazi si rimette tutto in discussione”.