Truffa milionaria e riciclaggio nel Tessile: maxi sequestro della Guardia di Finanza a Rovigo

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frode Rovigo

La Procura della Repubblica di Rovigo, guidata dalla dottoressa Manuela Fasolato, e il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rovigo hanno annunciato un importante sequestro preventivo per oltre 7 milioni di euro al termine di una indagine su vari reati tra cui la frode fiscale.

Il provvedimento, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Rovigo su richiesta della Procura, è finalizzato alla confisca del profitto di reati che vanno dall’associazione a delinquere alla frode fiscale, dalla bancarotta fraudolenta al riciclaggio e autoriciclaggio. Tra i beni sequestrati, anche una Società a responsabilità limitata di Lusia, operante nel settore tessile.

Le indagini preliminari vedono coinvolte dodici persone. Tra i principali indagati figurano:

  • R. G., classe 1955, residente a Cavazzana di Lusia (RO), ritenuto il capo dell’associazione e dominus di fatto di una S.r.l. tessile fallita a Lusia, di una seconda S.r.l. tessile ancora operativa nella stessa località e di una ditta immobiliare a Stanghella (PD).
  • M. M., classe 1984, residente a Lusia, anche lui considerato capo dell’associazione e dominus di fatto di diverse società tra cui una di consulenza amministrativa, una di fabbricazione di infissi, la ditta immobiliare di Stanghella e una LTD con sede in Inghilterra.
  • R. L., classe 1959, residente a Rovigo, avvocato del foro locale, ritenuto partecipe dell’associazione.
  • A. A., classe 1969, residente a Rovigo, Director di una LTD a Londra e Executive Director di una LTD finanziaria a Sofia (Bulgaria), anch’egli partecipe dell’associazione.
  • C. M., classe 1985, residente a Polesella, amministratore di una S.r.l. di giocattoli, ritenuto partecipe dell’associazione.

Ulteriori indagati sono accusati a vario titolo di concorso in reati di bancarotta, frode fiscale e/o riciclaggio dei proventi illeciti. Tra questi, figurano Z. A. (1938, Lendinara), C. M. (1957, Rovigo) e B. L. (1951, Costa di Rovigo), ritenuti prestanome di società tessili. Inoltre, sono indagati C. G. (1971, Fossò, VE), Chief Executive Officer di una S.a.g.l. in Svizzera, M. G. (1962, Terracina, LT), Director di una LTD finanziaria in Inghilterra, A. S. (1988, Roma), amministratore di una S.r.l. di produzione software a Roma, e A. S. (1966, Padova), ritenuto prestanome della ditta immobiliare di Stanghella.

Il dispositivo operativo, predisposto dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rovigo con il supporto dei reparti territorialmente competenti, ha visto l’impiego di complessive 18 pattuglie. Le operazioni si sono svolte tra le province di Rovigo, Padova, Venezia, Latina e Roma, dove sono state effettuate 20 perquisizioni locali tra abitazioni e sedi aziendali. Contemporaneamente all’esecuzione della misura cautelare, sono stati eseguiti anche decreti di perquisizione locale e personale nei confronti dei soggetti indagati.

L’approfondita attività d’indagine, delegata dalla Procura della Repubblica di Rovigo agli investigatori polesani del Corpo, ha permesso di ricostruire una complessa vicenda. Secondo l’ipotesi accusatoria, un sodalizio criminoso avrebbe operato in diverse province italiane e all’estero. Al fine di consentire a una società del settore tessile di Lusia (poi fallita) di pagare meno imposte, anche attraverso la creazione di crediti IVA fittizi, tre società collegate (inclusa una di servizi a Londra) avrebbero emesso sistematicamente fatture per operazioni oggettivamente inesistenti. La società tessile pagava queste fatture false, facendo uscire indebitamente milioni di euro dalle proprie casse.

Il denaro così ottenuto, grazie all’intermediazione di un avvocato di Rovigo e dell’amministratore di una società finanziaria londinese, sarebbe stato reimpiegato dalle tre società “veicolo”. Parte di esso sarebbe confluita in una società di giocattoli di Polesella (RO) che, avendo accumulato ingenti disponibilità finanziarie tramite vendite “in nero”, retrocedeva il denaro in contanti, trattenendo una percentuale per l’attività di riciclaggio tra l’8% e il 10%, parte della quale destinata agli intermediari. Per giustificare i bonifici ricevuti dalle società “veicolo”, l’azienda di giocattoli avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti a favore di una società di commercio gas di Torino e di una finanziaria di Sofia (Bulgaria).

Un’altra parte del denaro sarebbe stata riciclata attraverso due società finanziarie a Londra, una società di servizi in Svizzera e una società di produzione software a Roma. Anche in questi casi, la percentuale spettante agli “imprenditori” e ai riciclatori oscillava tra l’8% e il 10%, con il denaro retrocesso in contanti. Infine, la società tessile di Lusia (poi fallita), per liberarsi del fittizio magazzino creato dalle fatture false, avrebbe emesso a sua volta fatture per operazioni inesistenti, “documentando” il trasferimento del magazzino a favore della seconda società tessile (attiva) di Lusia, consentendo così a quest’ultima di evadere imposte su redditi e IVA.

Le ricostruzioni investigative sono state possibili grazie a mirate attività tecniche, incluso l’utilizzo di trojan, l’approfondimento delle segnalazioni di operazioni sospette (SS.OO.SS.) a carico delle persone fisiche e giuridiche coinvolte, l’esecuzione di accertamenti bancari e perquisizioni. Queste attività hanno permesso di individuare complessivamente oltre 20 milioni di euro di fatture false.

Ai principali associati sono contestati, in ipotesi accusatoria, numerosi reati, tra cui l’emissione o utilizzo di fatture false, la bancarotta fraudolenta per la società tessile fallita, e il riciclaggio o autoriciclaggio.

L’organizzazione criminale poteva contare su 13 aziende e vari prestanome, oltre a una rete di riciclaggio attiva anche in Inghilterra, Bulgaria e Svizzera. Complessivamente, agli indagati sono stati contestati 68 reati (oltre all’associazione a delinquere, 13 episodi di emissione o utilizzo di fatture false, 52 episodi di riciclaggio o autoriciclaggio e 2 episodi di bancarotta fraudolenta). Inoltre, 2 episodi di responsabilità amministrativa da reato sono stati contestati alle due società tessili utilizzatrici delle fatture false, che dovranno rispondere dei reati contestati ai propri amministratori, commessi nell’interesse e a vantaggio degli enti stessi.

Ad oggi, il vincolo cautelare ha interessato un complesso aziendale (capannone, attrezzature, materie prime, prodotti lavorati, crediti, disponibilità monetarie e 3 autocarri), 4 abitazioni (3 a Rovigo e 1 a Verona), 1 terreno agricolo a Rovigo, 1 autovettura, orologi di lusso (Cartier, Rolex, Bulova), gioielli e monili preziosi, e disponibilità economiche in contanti o giacenti presso rapporti bancari/finanziari.