Medici stranieri nei Pronto Soccorso del Veneto, Spi Cgil: “Soluzione bizzarra per tamponare scelte sbagliate del passato”

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spi cgil veneto su medici stranieri in pronto soccorso

Si susseguono le reazioni preoccupate e di segno negativo al provvedimento approvato a fine luglio dalla Giunta Regionale del Veneto di autorizzare, in via sperimentale e temporanea, l’assunzione nei Pronto Soccorso di medici specialisti con titolo conseguito all’estero non ancora riconosciuto in Italia. Ad esprimere perplessità e contrarietà – tra i tanti – i consiglieri di Pd e Alleanza Verdi Sinistra e la FROMCeO, ed ora al coro si unisce anche lo Spi Cgil del Veneto, che in un comunicato stampa critica duramente la proposta: “Ormai per recuperare le scelte sbagliate e gli enormi errori di programmazione compiuti dalla Regione Veneto sulla carenza dei medici e non solo, l’assessora Lanzarin sta proponendo soluzioni che dire stravaganti sembra un eufemismo. L’ultima trovata è l’ arruolamento di medici con il titolo non riconosciuto in Italia, che dovrebbero occuparsi, nei pronto soccorso, solo dei codici bianchi. Ci pare solo l’ennesimo tentativo per coprire gli errori del passato, che abbiamo continuamente denunciato come Spi Cgil, che sono stati totalmente inascoltati da parte di palazzo Balbi”.

Il sindacato dei pensionati è dunque nettamente contrario alla sperimentazione. Ugo Agiollo, della segreteria dello Spi Cgil Veneto, sottolinea come anche questa scelta confermi quanto evidenziato da recente anche da indagini Ires a proposito della situazione della sanità territoriale: in Veneto vi è una mancanza oramai cronica di medici di medicina generale, di medici della continuità assistenziale, di pediatri di libera scelta, ma anche di tante specialità ospedaliere, a cominciare dall’urgenza-emergenza (pronti soccorso) e non solo. Una situazione frutto di pensionamenti che non sono stati bilanciati da una programmazione adeguata da parte di palazzo Balbi, ma anche di una fuga sempre più rapida dal servizio sanitario pubblico verso le strutture private. Quanto messo in campo sino ad oggi non è evidentemente sufficiente.

Ora dunque, continua Agiollo, si cercano soluzioni “creative” senza che si ammetta che la situazione sia frutto di scelte sbagliate ed errori di valutazione: “Ci uniamo quindi – conclude – al coro delle tante realtà che hanno contestato quest’ultima proposta e ci auguriamo che la Regione Veneto smetta di ripeterci il mantra della migliore sanità italiana, e cominci a intervenire concretamente, e non fantasiosamente, con interventi che diano risposte concrete ai cittadini, che non riducano la qualità del servizio offerto e soprattutto siano strutturali e stabili nel tempo”.