Caso Silva: UNESCO, ATO e gestori idrici bocciano l’impianto, nuovo fronte di ostilità in Provincia

157
Impianto Silva rifiuti caso

Il progetto di ampliamento dell’impianto di gestione rifiuti di Silva Srl a Montecchio Precalcino si trova di fronte a un nuovo e compatto fronte di ostilità.

La Provincia di Vicenza ha infatti reso pubbliche le osservazioni al progetto, mostrando una netta bocciatura da parte di enti di primaria importanza, tra cui l’Ufficio UNESCO di Vicenza, il Consiglio di bacino ATO Bacchiglione e i gestori idrici di Vicenza e Padova, Viacqua e AcegasApsAmga. Questi e altri attori (comitato Tuteliamo la Salute di Montecchio Precalcino, comuni della zona, ecc.) hanno manifestato serie perplessità sulla compatibilità ambientale e sulla sicurezza di un’area già delicata e sensibile.

Caso Silva: le osservazioni principali

L’Ufficio UNESCO di Vicenza ha inviato una nota in cui denuncia la mancanza di valutazioni da parte di Silva su eventuali impatti sull’Eccezionale Valore Universale (OUV) del sito delle Ville Palladiane, in particolare per la vicina Villa Forni Cerato.

Il site manager Riccardo D’Amato ricorda che il sito è già sotto monitoraggio da parte dell’UNESCO e avverte che qualsiasi problematica su una sola delle componenti può compromettere lo stato di conservazione dell’intero bene, mettendone a rischio la permanenza nella Lista del Patrimonio Mondiale. Viene richiesto che la procedura di VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) sia integrata per accertare l’assenza di impatti ambientali e paesaggistici.

Anche il Consiglio di bacino ATO Bacchiglione ha espresso una netta contrarietà al progetto. Nella sua documentazione, il direttore Corvetti ribadisce che la gestione di rifiuti pericolosi all’interno di aree di salvaguardia degli attingimenti idropotabili è incompatibile con il quadro ambientale. Il Consiglio di bacino, richiamando una recente sentenza del TAR, ribadisce che il principio di precauzione impone un’analisi tecnica completa delle potenziali conseguenze su falde vulnerabili, considerando le aree di salvaguardia già approvate come vincolate.

Analogamente, i gestori acquedottistici AcegasApsAmga e Viacqua hanno sollevato forti perplessità. AcegasApsAmga, gestore padovano, ha riportato i casi passati di inquinamento che hanno coinvolto i pozzi acquedottistici e ha ribadito la “non compatibilità del progetto con le opere di presa acquedottistiche esistenti”. L’azienda ha inoltre declinato ogni responsabilità per eventuali danni alla risorsa idrica e ai cittadini. Anche Viacqua, il gestore vicentino, ha manifestato “serie perplessità”, sottolineando che non è possibile escludere a priori la potenziale presenza di contaminanti che potrebbero interessare le acque meteoriche di dilavamento e che non tutte le sostanze inquinanti sono trattenibili con i processi previsti. Viene evidenziata l’elevata vulnerabilità della falda freatica nella zona e la presenza di pozzi che alimentano un vasto numero di utenti.

Caso SIlva: la ricostruzione della vicenda

Il caso riguarda la richiesta di ampliamento dell’impianto di Silva Srl, controllata da EcoEridania, per trattare fino a 32mila tonnellate di rifiuti sanitari e 74mila tonnellate di sabbie da fonderia all’anno.

L’area si trova a ridosso delle risorgive del Bacchiglione, e il progetto, se realizzato, comporterebbe un significativo impatto ambientale, paesaggistico e sulla salute.

Il progetto ha suscitato una vasta mobilitazione di comitati, associazioni e istituzioni locali e sovralocali, tra cui i comuni limitrofi e la città di Vicenza. La votazione sull’impianto è stata rinviata in ATO (12 agosto 2025, ndr), e il fronte del “no” è sempre più solido.

L’azienda, pur trovandosi a fronteggiare una crescente opposizione, mantiene la sua posizione, ritenendo il progetto fattibile e in linea con le normative.