Morti sul lavoro: 200 vittime da inizio anno, 220 in itinere e poi i contagi da Coronavirus nei luoghi di lavoro…

152
Contagi e morti sul lavoro da coronavirus
Contagi e morti sul lavoro da coronavirus

Dalle notizie pubblicate nel sito dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro curato da Carlo Soricelli, ci si può rendere conto di come la sicurezza nei luoghi di lavoro sia insufficiente. Nulla è cambiato rispetto alla situazione antecedente alla pandemia. E non ci si riferisce ai decessi dovuti a covid-19, ma a quelli “normali” causati da infortunio.

Venerdì, 22 maggio, sono 4 i lavoratori morti per infortunio mentre lavoravano. Il 21 maggio sono stati 2. Tre i morti il 20 maggio … Sono oltre 40 dal 4 maggio quando è stata alleggerita la quarantena. Un crescendo spaventoso che fa raggiungere il numero impressionante di 200 vittime per infortunio nel luogo di lavoro da inizio anno. E, considerando i morti in itinere, il totale dei decessi è di 420.

Per quanto riguarda l’incidenza del coronavirus, l’Osservatorio di Bologna stima in 354 le vittime. A questo riguardo, INAIL conta in 43.399 le denunce di contagio avvenuto durante il lavoro tra il 28 febbraio e il 15 maggio. Sono circa 6.000 in più rispetto alla rilevazione del 4 maggio. Le denunce di esito mortale ricevute da INAIL sono 171.

I numeri sono impietosi. Dimostrano una carenza di sicurezza indifferente al fatto che ci sia o meno l’emergenza pandemia o che siano più o meno chiuse le attività produttive. La pandemia aggrava la situazione sommando in maniera drammatica i decessi per Covid-19 a quelli per infortunio. Sembra che, comunque e in qualsiasi condizione, nulla possa cambiare. È evidente che si lavora in maniera precaria, comunque, sempre.

Lavorare in sicurezza non è solo un diritto, deve essere un dovere. Significa dare massima priorità alla “questione sicurezza”. Significa prevenire le tragedie e controllare le situazioni di pericolo. Vuol dire rendere il lavoro più sicuro e meno alienante, cancellare la precarietà (che significa sfruttamento), garantire a chi lavora una retribuzione che permetta una vita decorosa e non obblighi a orari e condizioni di lavoro indecenti e insostenibili.

In definitiva significa mettere al primo posto la vita delle persone e non il profitto di qualcuno. Trasformare, cioè, il sistema tenendo presente che sono le lavoratrici e i lavoratori i veri protagonisti dello sviluppo, quelli che producono ricchezza per tutti e non per pochi.

Articolo precedenteI consigli di lettura “illustrati” da Mauro Maruzzo: “Una maschia gioventù”, Virgilio Scapin sul ventennio fascista con distacco… attento
Articolo successivoWater We Want, la rubrica di… Letizia su l’Acqua che vogliamo: il Concorso a premi e il riconoscimento del Water Museum of Venice
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.