Morti sul lavoro, la lista si allunga con chi muore lavorando contro il Coronavirus: purtroppo infaticabile Soricelli (Osservatorio di Bologna)

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Morti bianche, Opera di Carlo Soricelli (Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro)
Morti bianche, Opera di Carlo Soricelli (Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro)

Questo è l’aggiornamento del numero dei morti sul lavoro dall’inizio dell’anno a oggi.
Bisogna avere coscienza che si muore di lavoro ogni giorno di ogni mese, di ogni anno, anche in tempi di coronavirus. Ed è giusto anche ricordare i lavoratori che muoiono di Covid-19.

Penso sia giusto riportare quello che scrive Carlo Soricelli, tecnico metalmeccanico in pensione e pittore sociale da 50 anni, che, curando l’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro, sta facendo un lavoro impagabile, quasi sempre solitario e grandioso. Mi immagino (anzi ne sono sicuro) che vorrebbe poterlo non fare perché significherebbe una diminuzione drastica delle morti bianche.

Ma, come tutte le grandi persone, non riesce a fare a meno di continuare quella che è una missione laica. Non mi stancherò mai di ringraziarlo e, per quel poco che si riesce, di dargli supporto e aiutarlo.
Grazie Carlo.
Giorgio Langella a cui si associa tutta VicenzaPiù con, ne siamo certi, tutti i suoi lettori

24 marzo

Morti 113 lavoratori per infortunio nei luoghi di lavoro (+ 59 morti a causa del coronavirus –  medici, operatori sanitari, parroci, farmacisti, poliziotti, carabinieri, cassiere ecc. -, un conto parziale che sto cercando di aggiornare).

L’INAIL considera i propri assicurati morti a causa del coronavirus come morti per infortuni sul lavoro, noi aggiungiamo anche gli altri che non lavorano nella Sanità, che svolgono altri lavori e che sono rimasti contagiati per il lavoro svolto, 240 con i morti sulle strade in itinere mentre sono già 24 gli schiacciati dal trattore dal 1° gennaio

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.