
(Adnkronos) – "Mi ha squillato il telefono e ho visto un numero dalla Svezia. Ho pensato: beh, è solo spam o qualcosa del genere. Così ho disattivato il telefono e sono tornata a dormire". La chiamata con cui il segretario generale dell'Assemblea dei Nobel, Thomas Perlman, le annunciava il premio per la Medicina 2025 ha colto Mary Brunkow alla sprovvista, nel sonno. "Poi – racconta fra le risate un'ora e mezza dopo, intorno alle 4.30 del mattino, rispondendo ad Adam Smith, direttore scientifico di 'Nobel Prize Outreach', per la consueta intervista post vittoria – ho sentito mio marito che stava parlando con qualcuno". "Ora sono seduta al tavolo da pranzo. Siamo io mio marito e il cane. Il cane è un po' confuso su quello che sta succedendo", sorride di nuovo. "No", Brunkow ammette che non se l'aspettava "per niente" di vincere il Nobel e confessa di non aver ancora pienamente realizzato. "E' stato uno straordinario lavoro di squadra – commenta – e la mia carriera nella scienza è cambiata parecchio da quando è stato fatto quel lavoro. Non sono nemmeno più in quel campo, ma è stato un onore aver preso parte a quel lavoro iniziale e ho seguito quello che sta succedendo in medicina", tutti gli sviluppi che sono arrivati dopo quelle scoperte basilari. Per Brunkow e il collega Fred Ramsdell è stata proprio "una sfacchinata molecolare", come la definisce la scienziata. "E' incredibile quanto sia cambiata la scienza e il modo in cui faremmo oggi" gli studi che hanno portato a identificare Foxp3, la molecola che programma geneticamente le cellule T regolatorie a sopprimere la risposta immunitaria. "Ora è completamente diverso da come dovevamo farlo a quel tempo". "Potere della genetica", conferma. "Ci siamo avvicinati cercando di capire la causa del fenotipo che era stato osservato nei topi, quindi stavamo sfruttando una mutazione del topo che porta a interessanti difetti immunitari e poi siamo stati anche in grado di collegare" il tutto "a malattie umane che si trovano molto raramente nei bambini. Sicuramente è il potere della genetica: era ovvio che ci fosse una sovrapposizione genetica tra la malattia umana e quella dei topi e questo certamente ha aiutato, ma in realtà, una volta che abbiamo avuto un'idea della genetica e delle posizioni in cui si sarebbe trovato il gene mutante, è stata davvero una 'fatica molecolare' arrivare alle mutazioni esatte perché era solo una piccolissima alterazione genetica ma che si traduceva in un cambiamento piuttosto profondo". E "ci vogliono un sacco di cervelli diversi, che lavorino tutti insieme – conclude Brunkow tornando sull'importanza del lavoro di squadra – Questo è certo".
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