“Non rinnovo il contratto all’operaio che vota Sì”, minaccia imprenditore di Fabriano su X possibile boomerang sui referendum CGIL sul lavoro

613
Referendum lavoro, il post di Marcello Crescentini
Referendum lavoro, il post di Marcello Crescentini

«Ho un dipendente sotto contratto, oggi alla pausa colazione aizzava gli altri di andare a votare perché sarebbe l’unico modo per tutelare chi lavora. Il contratto gli scade il 30 giugno. Dopo ci pensa Landini». Basta questa frase contro i referendum sul lavoro dell’8 e 9 giugno — pubblicata su X già Twitter — per sintetizzare un clima che in molte fabbriche e cantieri italiani si respira da troppo tempo: intimidazione, ritorsioni, ricatto.

La firma è di Marcello Crescentini, imprenditore di Fabriano attivo nel settore della segnaletica stradale e già incappato in vicende giudiziarie poi risoltesi a suo favore. E il riferimento, nemmeno troppo velato, è ai quattro referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, che si voteranno domenica e lunedì 8 e 9 giugno.

Il caso è stato sollevato con forza da Repubblica in un articolo a firma di Matteo Pucciarelli, e ha rapidamente scatenato un’ondata di sdegno sui social. La frase di Crescentini, con tutta evidenza discriminatoria e ritorsiva, ha fatto il giro del web, attirando centinaia di commenti critici e durissime prese di posizione da parte di sindacati e partiti.

Tra i primi a intervenire, Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista:
«Solidarietà all’operaio che involontariamente ha mostrato con il suo coraggio il clima che regna in molti luoghi di lavoro. Andiamo domani a votare in massa sì al referendum per difendere i diritti di chi lavora dalla prepotenza padronale. Chi invita all’astensione è schierato dalla parte di padroni come questo Crescentini».

Il gesto dell’imprenditore, al di là della sua rozzezza comunicativa, mette a nudo un dato strutturale: in molti contesti lavorativi, l’espressione di opinioni o posizioni sindacali è ancora oggi percepita come un rischio, se non addirittura una colpa. Il dipendente “reo” di aver invitato i colleghi a votare “sì” al referendum, invece di essere ascoltato o rispettato, si vede minacciato di non vedersi rinnovato il contratto.

Referendum e Cgil
Referendum e Cgil

Il boomerang è servito. E se Crescentini pensava di intimidire, potrebbe, invece, aver ottenuto l’effetto opposto: ha rafforzato la consapevolezza dell’urgenza del voto referendario. Quei quattro “sì” richiesti dalla Cgil — su licenziamenti illegittimi, appalti, precarietà e reintegro nel posto di lavoro — si caricano oggi di un valore simbolico ancora più forte: diventano un segnale di resistenza civile e di dignità operaia.

E domani, al seggio, si voterà anche per dire no a chi pensa di poter comprare il silenzio dei lavoratori con un contratto a termine.