Omicidio Cecchettin, difesa Turetta prova a evitare ergastolo: sentenza il 3 dicembre

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È una missione impossibile quella che attende la difesa di Filippo Turetta per provare a evitare una sentenza all’ergastolo che sembra già scritta per l’imputato accusato di omicidio volontario aggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere di Giulia Cecchettin.

Oggi davanti alla corte d’Assise di Venezia, gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, si apprestano – in un’arringa che durerà un paio di ore – a ricostruire quanto accaduto l’11 novembre 2023 quando lo studente di Torreglia (Padova) uccise, con 75 coltellate, l’ex fidanzata ventiduenne.

I legali proveranno a ribattere alla tesi dell’accusa di un delitto premeditato, con tanto di lista delle cose da fare e piano di fuga appuntate da Turetta in una nota sul telefono creata quattro giorni prima; di un femminicidio crudele in tre atti: iniziato nel parcheggio di Vigonovo, proseguito in auto dove continua a colpire e finito nell’area industriale di Fossò (Venezia) dove una telecamera inquadra gli ultimi atti di vita della laureanda; di un’ossessione che per oltre un anno spaventa la ragazza – vittima di minacce e di un controllo asfissiante – e costa all’imputato anche l’aggravante dello stalking.

Contro Turetta “le prove sono talmente evidenti – ha spiegato ieri il pm Andrea Petroni nella sua requisitoria – che c’è l’imbarazzo delle scelta”. C’è la prova scientifica come le macchie di sangue della vittima trovate nell’auto dell’imputato; ci sono le telecamere che permettono di ricostruire la fuga su strade secondarie fino al lago di Barcis dove si disfa del corpo di Giulia Cecchettin; c’è la confessione resa durante l’arresto in Germania (dopo una fuga di sette giorni), ripetuta lo scorso dicembre nel carcere di Verona e nell’interrogatorio incerto in aula.  Nel processo ‘lampo’ la difesa, che ha scartato la carta della perizia psichiatrica, chiederà per Turetta – anche oggi atteso in aula – la condanna che gli spetta con la speranza che il carcere assuma la sua funzione di rieducazione permettendo al ventiduenne di capire il disvalore del suo gesto e dandogli la possibilità di riscattarsi. La sentenza è attesa il 3 dicembre.

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