Una vera e propria “banca clandestina” al servizio della comunità cinese in Italia. È quanto hanno scoperto i Finanzieri del Comando Provinciale di Verona nell’ambito dell’operazione “Foresta Rossa”, che ha portato al sequestro preventivo di circa 250.000 euro nei confronti di due cittadini cinesi accusati, a vario titolo, di esercizio abusivo dell’attività finanziaria e bancaria aggravato dalla transnazionalità del reato.
Le indagini sulla banca clandestina, condotte dalla Compagnia di Soave con pedinamenti, intercettazioni e verifiche bancarie, hanno svelato un sistema illecito riconducibile a un soggetto noto come “Il Capo”. Attraverso contanti o bonifici, i risparmi di connazionali venivano raccolti e trasferiti in Cina tramite il meccanismo clandestino del “Fei Chen”, un sistema fiduciario di bonifici anonimi e non tracciabili. Per sfuggire ai controlli, era stato persino coinvolto un adolescente, incaricato di trasportare zaini colmi di banconote tra i soggetti della rete.
Secondo l’accusa formulata dalla Procura di Verona e accolta dal Gip, le condotte illecite costituivano un’attività organizzata e stabile, in grado di movimentare circa 16,5 milioni di euro in due anni e mezzo, applicando una commissione dell’1,5% su ogni operazione. Per mascherare i flussi, venivano inoltre emesse false fatturazioni, così da simulare transazioni legali ed eludere la normativa antiriciclaggio.
La Guardia di Finanza sottolinea che la responsabilità degli indagati sarà accertata solo con una sentenza definitiva, in virtù della presunzione di innocenza prevista dall’art. 27 della Costituzione.
Con l’operazione “Foresta Rossa”, le Fiamme Gialle ribadiscono il proprio impegno nella tutela della legalità economico-finanziaria, monitorando costantemente i flussi illeciti che minacciano il mercato e la concorrenza leale.