
Si è svolto ieri, giovedì 18 dicembre 2025, a Montecchio Maggiore l’incontro pubblico del partito ORA! dedicato al tema “Tav – Costi e opportunità delle grandi infrastrutture”.
L’evento ha trasformato la città castellana, snodo cruciale dove si intrecciano i cantieri della TAV, l’Autostrada A4 e la Superstrada Pedemontana Veneta (SPV), in un laboratorio di analisi sul futuro economico del territorio.
Il messaggio emerso è netto: “Non basta aggiungere asfalto e binari per generare ricchezza; serve una rivoluzione nel modo in cui il Veneto pensa il proprio territorio”. Il dibattito ha visto protagonisti Michele Boldrin, Segretario di ORA! ed economista, l’architetto esperto di mobilità Francesco Di Bella, e il Sindaco di Montecchio Maggiore, Silvio Parise.
Secondo Michele Boldrin, professore alla Washington University di St. Louis e noto divulgatore, l’Italia è vittima del falso mito della ferrovia nel Far West: l’idea che l’infrastruttura generi da sola lo sviluppo. “In un’economia moderna, le infrastrutture seguono lo sviluppo, non lo precedono”, ha spiegato l’economista.
Boldrin ha proposto una riprogettazione del tessuto produttivo regionale: spostare la produzione pesante lungo l’asse della A4 per massimizzare l’efficienza logistica, destinando invece i servizi e la Ricerca & Sviluppo alle zone periferiche. “Immaginate un campus universitario d’eccellenza ai piedi delle montagne. Questo significa progettare davvero una Regione”, ha incalzato il Segretario di ORA!.
Il Sindaco Silvio Parise ha portato l’attenzione sull’impatto locale delle grandi opere, sottolineando come queste non possano essere calate dall’alto senza considerare il tessuto sociale e urbano che le ospita. Un concetto ripreso da Francesco Di Bella, che ha evidenziato come spesso la politica locale accetti infrastrutture come la TAV più per i fondi connessi che per una reale progettualità consapevole.
Sul piano pratico, Di Bella ha lanciato una proposta per la Pedemontana: “Va integrata a livello tariffario con la A4 per decongestionare davvero il traffico”. Boldrin ha poi chiuso citando il modello Madrid: centri storici chiusi al traffico, ma supportati da parcheggi sotterranei economici e minibus capillari, ponendosi in controtendenza rispetto alle recenti politiche delle “Zone 30”.








































