
Sabato 6 dicembre Paolo Papotti, componente del Comitato Nazionale e della Segreteria ANPI dal 2012 con delega alla formazione e formatore per insegnanti e studenti sui temi dell’antifascismo, della resistenza e della Costituzione, ha portato a Porto Burci (in Contrà Burci 27), un tema attualmente caldo, anche in vista del prossimo referendum sulla Magistratura: Costituzione: Carta viva o Carta morta?
L’incontro, che ha visto la partecipazione di una ventina di persone – in larga parte giovani under 30-, è stato organizzato dalla sezione giovanile ANPI Btg. Amelia di Vicenza.
Una domanda, fondamentale, da cui partire: la costituzione è davvero applicata o disattesa nei suoi principi?
Ad introdurre l’intervento, Michele Garbin, esponente di Anpi “Btg. Romeo” di Recoaro Terme (VI), che ha presentato il relatore come “il Barbero della Costituzione”, il quale, senza nulla invidiare allo storico ha tenuto banco per più di due ore, coinvolgendo gli ascoltatori con domande e rendendo la lectio più leggera mediante l’uso dell’ironia.

“Concorrere alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della Costituzione Italiana, frutto della Guerra di Liberazione, in assoluta fedeltà allo spirito che ne ha dettato gli articoli” è il comma l) dell’articolo 2 denominato “Finalità e attività” presente nello Statuto A.N.P.I., scritto nel 1944, approvato con D.L. n. 224 del 5 aprile 1945 e in seguito modificato con D.P.R. n. 199 del 26 febbraio 1970, dunque dopo la promulgazione della Costituzione Italiana. È dovere di ANPI concorrere all’attuazione della Carta Costituzionale, aiutando la gente a comprenderla e a capirne pienamente il significato e i motivi per cui sono stati inseriti determinati articoli (lo spirito).
In attesa dell’uscita del numero n. 304 di VicenzaPiù Viva che sarà dedicato agli articoli fondamentali della Costituzione italiana, riportiamo alcuni passi significativi della chiara spiegazione fatta da Papotti.
I primi tre articoli della Costituzione raccontano una scissione netta tra il fascismo e la repubblica, un “mai più” che sottolinea chiaramente come e in che cosa si potrebbe ricadere negli errori fatti in precedenza.
Articolo 1
Il primo articolo introduce la Repubblica, una parola di cui, a quel tempo, pochi conoscevano il significato, e che assieme a “democratica” sottolineano il fatto che non ci sarebbe stata più in Italia una dittatura né una monarchia, e neppure il sistema liberale che aveva portato al Ventennio. C’era la necessità di parole nuove, la Costituzione non è risposta al fascismo, ma la netta antitesi.
Il lavoro diventa lo strumento per rendere effettiva la Repubblica Democratica, e la sovranità che appartiene a tutto il popolo, sia nei diritti che nei doveri, rimanda direttamente alla seconda parte della Carta (dall’articolo 55 in poi), dove verranno esplicate le istituzioni in cui il popolo è “impegnato”.

Articolo 2
La garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo allarga lo sguardo al mondo, esprimendo un principio internazionalista, e sottolineando poi i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. È chiaro fin da qui che ogni qual volta la Costituzione offre un diritto al cittadino, è presente subito dopo anche un dovere (e viceversa), e diritti e doveri valgono per tutti indifferentemente, per come sono le persone e non per come dovrebbero essere (in opposizione dunque a quanto avvenuto con il fascismo).
Articolo 3
Il terzo articolo introduce i principi della dignità umana e dell’uguaglianza, quest’ultimo non solo un principio di forma ma anche di sostanza, onde evitare di ricadere negli errori precedenti; perché, se l’articolo 1 escludeva il recente passato, è anche vero che le ricadute sono possibili.

Articolo 4
Il quarto articolo riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e ne promuove le condizioni affinché sia effettivo questo diritto (dunque le basi per la successiva nascita dei centri di formazione al lavoro, unici in Europa). Il principio presente è alto: il cittadino non è giustificato dal compiere in malo modo il proprio impiego, anche se non gli aggrada, dunque impone una responsabilità e evidenzia che non ci sono lavori più importanti o meno importanti, tutte le professioni sono uguali e fondamentali.
Due chiose del relatore: proviamo a spiegarlo a bambini e ragazzi che giudicano “il calciatore come il lavoro più importante” (per guadagno e celebrità); e poi “negli anni ’70 o ’80 nessuno riteneva gli stipendi dei parlamentari come troppo alti, forse perché oggi quel mestiere non viene fatto altrettanto bene”.
Articoli 5 e 6
Nei successivi articoli la Costituzione assume su di sé un principio geografico: il quinto riconosce e promuove le autonomie locali, esclude l’accentramento romano dei poteri, in attuazione del decentramento amministrativo e della sussidiarietà che danno dignità alla rappresentanza dei cittadini, e sottolinea il fatto che La Repubblica, una e indivisibile, ha dei confini precisi entro cui si attua la potestà. Il sesto, invece, tutela le minoranze linguistiche, presenti in particolare nelle regioni di confine; un articolo di pace, dunque, che invita a integrare usi e costumi di queste minoranze all’interno della cultura dei territori.
Articoli 7 e 8
Il settimo articolo evidenzia la laicità dello Stato, che riconosce la religione, ma esclude una possibile teocrazia – un’evoluzione notevole rispetto allo Statuto Albertino che non riconosceva la religione ma permetteva al re di nominare un cardinale in Senato -; Stato e Chiesa sono indipendenti e sovrani ciascuno nel proprio perimetro giurisdizionale.
Se cattolici e liberali presenti in Costituente imposero la frase “I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi” (accordo di epoca fascista), socialisti e comunisti hanno aggiunto il passaggio per cui se si sceglie la modifica dei Patti non si cambia la Costituzione. A margine va evidenziato che, quando il politico rappresenta il popolo, dovrebbe lasciare fuori la fede religiosa. Il successivo articolo permette la libertà delle confessioni religiose.
Articolo 9
Il nono articolo, che si collega direttamente ai 21, 33 e 34, sottolinea l’importanza della cultura come parte delle persone, la ricchezza del patrimonio italiano e l’importanza di sviluppo tecnico e ricerca scientifica.
Articolo 10
Nel comporre il decimo articolo, i Costituenti erano consapevoli che l’emigrazione non si sarebbe fermata – dal 1861 al 1945 furono 60 milioni gli emigrati dall’Italia – dunque le condizioni degli stranieri vengono regolate dalla legge in conformità alle norme e ai trattati internazionali.
Articolo 11
Un articolo attuale e più volte trattato all’interno degli appuntamenti di Porto Burci, evidenzia il fatto che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, l’esercito è di difesa della democrazia; in caso di guerra in un altro paese, non è il Capo delle Forze Armate a decidere l’intervento, bensì sono le organizzazioni internazionali a richiedere l’aiuto dei paesi facenti parte, ed è poi il Parlamento a votare se inviare o meno l’esercito in supporto. Contemporaneamente, l’Italia promuove le organizzazioni che sostengono la pace e che lavorano per evitare che si arrivi alla guerra.
Articolo 12
L’ultimo dei principi fondamentali esprime un principio di fedeltà al tricolore, una bandiera “nuova” e pulita, priva di un simbolo dinastico o dell’aquila del Ventennio, che rappresenta il popolo italiano ed è esposta nei luoghi dove il cittadino si rivela parte di una nazione.

In chiusura, un piccolo focus sulla figura di Paolo Rossi – membro della Costituente e della seconda Sottocommissione della Commissione per la Costituzione, nonché componente del Comitato di redazione per il coordinamento degli articoli del testo costituzionale – e sugli articoli 138 e 139 relativi alla revisione della Costituzione e alle leggi costituzionali, presenti nel sezione II del Titolo VI legato alle garanzie costituzionali. Rossi associa un sentimento umano (gli scarti d’umore) all’eventuale scelta di modificare parti della Costituzione, dunque va evitato che la “carta d’identità” del nostro popolo diventi “di qualcuno” (di un partito), e quindi intima a ragionare bene nel momento in cui si fanno i referendum.

“La Costituzione ci insegna che la politica è una cosa seria e vale quando si hanno argomenti, per questo sarebbe utile leggere i verbali dell’Assemblea Costituente (16.000 pagine); bisognerebbe conoscerla a fondo prima di pensare di modificarla“.
La Carta è scritta in un italiano pulito e chiaro, è seria e severa allo stesso tempo, tutela i diritti e assegna l’adempimento di doveri inderogabili. E dunque è bene conoscerla e comprenderne il significato, e insegnarla in modo più profondo anche nelle scuole.





































