Parla in tv Fernanda, la barista di Marostica accoltellata dall’ex marito: “Era ossessionato. Sono viva grazie al coraggio di Roberta”

Coordinamento donne Cgil. "Femminicidi sono frutto di un'idea di possesso che affonda le radici nel più antico patriarcato e che purtroppo permea ancora la nostra società. Urge fare educazione a tutti i livelli"

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donna accoltellata a Marostica parla in tv
L'intervista a Fernanda, la donna accoltellata dall'ex marito

«Posso solo ringraziare la signora Roberta, perché senza di lei non so dove sarei ora»: è intervenuta nella puntata odierna di “Dentro la notizia” – programma di Canale 5 condotto da Gianluigi Nuzzi – Fernanda, la barista di Marostica accoltellata sul luogo di lavoro dall’ex marito. La donna ha raccontato l’aggressione subita: «Stavo conteggiando i soldi in cassa del bar – ha dichiarato – improvvisamente l’ho visto avvicinarsi al bancone e ho visto che dai pantaloni gli usciva il coltello e dopo si è avventato su di me. Ho messo le braccia in avanti d’istinto e volevo scappare nell’altra sala dove potevano aiutarmi le altre persone che stavano giocando. Mentre stavo andando di là mi ha preso per i capelli e mi ha accoltellato al viso. Posso dire che mi sento miracolata…».

A proposito di Roberta, la donna intervenuta per salvarla, ha spiegato: «Ha tentato di proteggermi, mi ha messo dietro di lei, mi ha nascosto dietro le macchine e si è messa davanti quando ha visto che ero tutta insanguinata e che non stavo bene». Un intervento a rischio della propria incolumità: «Lui le diceva di togliersi che sennò l’avrebbe ammazzata. Lei gli ha parlato ed è riuscita a calmarlo, è stata brava in questo».

Ferdinanda ha poi ripercorso i terribili anni costellati di violenze che poi sono sfociate nel dramma sfiorato qualche sera fa: «Sono più di dieci anni che andavamo avanti così. Ho fatto tante denunce, è stato anche arrestato, è uscito e ha continuato a importunarmi. È un’ossessione, non si è mai rassegnato alla separazione. Non ho mai voluto un euro da lui, volevo solo che mi lasciasse in pace. Mi ha tirato anche dell’acqua bollente addosso. Mio figlio ha denunciato direttamente il padre perché non ne poteva più di vedere come mi trattava. Lui non ha mai accettato che l’avessi lasciato, era ossessionato e voleva farmela pagare. Dopo il carcere lui ha avuto gli arresti domiciliari e mi ha scritto che voleva vedermi. Finiti gli arresti domiciliari ha continuato a importunarmi. È venuto qui, ha minacciato i miei genitori dicendo che ce l’avrebbe fatta pagare».

In conclusione, Ferdinanda chiede «giustizia per me e per tutte le altre donne» ma invita anche le vittime ad avere il coraggio di denunciare.

Coordinamento donne Cgil. Femminicidi: non è emergenza, è sistema

Sul tentato omicidio di Marostica sono intervenute anche Giulia Fattori (coordinamento donne Cgil) e di Giulia Miglioranza della segreteria generale della CGIL di Vicenza. Le due sindacaliste hanno espresso dolore e indignazione per un episodio che solo per il coraggio di un’altra donna non è terminato con l’ennesimo femminicidio. “Questo non è un caso isolato – dicono – ed i dati parlano chiaro: dall’inizio del 2025 si sono registrati 64 femminicidi in Italia, nella maggior parte dei casi per mano di partner o ex partner o comunque di persone vicine alla vittima. Siamo di fronte ad una cultura della violenza sistemica e strutturale, frutto di un’idea di possesso che affonda le radici nel più antico patriarcato e che purtroppo permea ancora la nostra società, le relazioni, i luoghi di lavoro, le istituzioni.”

Fattori e Miglioranza hanno evidenziato come non sia questione di provenienza geografica, ceto sociale o livello culturale: gli assassini sono uomini che non accettano l’emancipazione e la libertà della donna, che vivono l’amore come prevaricazione e controllo dell’altro. Il femminicidio è sovente, l’atto finale di una catena di violenze – fisiche, psicologiche, economiche – che si consumano spesso in silenzio.

“Servono misure concrete e strutturali – insistono – non annunci ad intermittenza o soluzioni solamente punitive e propagandistiche come questo Governo vuole imporre. È necessario, ora più che mai, adottare strategie per un reale cambiamento culturale, per spezzare il legame ancora troppo profondo che esiste tra diseguaglianze di genere, precarietà economica, stereotipi culturali e violenza.”

Le due esponenti Cgil puntano sulla formazione: a scuola bisogna impartire un’accurata educazione affettiva, sentimentale e sessuale, per costruire una cultura sana del rispetto fin dall’infanzia; nei luoghi di lavoro deve esserci formazione obbligatoria su parità di genere e contrasto alla violenza. Inoltre serve un finanziamento stabile e un rafforzamento dei centri anti violenza nei territori. “Solo così – concludono – si può estirpare la piaga della violenza sulle donne, perché la violenza di genere è una questione politica, sociale, sindacale.”