Medici stranieri nei pronto soccorso nel Veneto, no di Bigon e Luisetto (Pd): “La carenza di personale andava risolta per tempo”

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Grugliasco sanità veneta

Sanità Veneta, le assunzioni di medici stranieri non convince il Pd: netta presa di posizione contraria delle consigliere Anna Maria Bigon e Chiara Luisetto contro la decisione della Giunta regionale di autorizzare, in via sperimentale e temporanea, l’assunzione di medici specialisti con titolo conseguito all’estero non ancora riconosciuto in Italia per far fronte alla carenza di personale medico (ne parliamo qui).  Secondo le due consigliere Pd, che sulla questione hanno diffuso un comunicato stampa, è una scelta troppo rischiosa per i pazienti e non giustificata dalla situazione, che non è un’emergenza ma un problema che si trascina: “Durante la pandemia da Covid-19 – sono le parole delle due esponenti dem – una situazione di emergenza senza precedenti, era ‘accettabile’ attivare percorsi straordinari per garantire la tenuta del sistema. Oggi, però, non ci troviamo in una condizione di emergenza. Se il sistema sanitario regionale soffre di una cronica carenza di personale, è perché non sono stati adottati per tempo i provvedimenti necessari. Non si può rispondere a una crisi prevedibile e strutturale aggirando i requisiti minimi di formazione e abilitazione previsti dalla normativa italiana”.

Secondo Bigon e Luisetto la sanità veneta non può affidarsi a soluzioni “creative”. In particolare proprio i Pronto Soccorso, reparti ad alta complessità clinica, non possono essere messi in mano a medici i cui titoli non sono riconosciuti ufficialmente in Italia. “In gioco ci sono la sicurezza dei pazienti, la qualità delle cure e la tenuta del nostro servizio sanitario pubblico. Per questo chiediamo con urgenza la sospensione dell’attuazione della delibera e l’apertura immediata di una discussione in commissione Sanità. È lì che vanno individuati strumenti concreti per mettere davvero in sicurezza il nostro sistema sanitario. L’obiettivo dev’essere chiaro: fermare l’emorragia di personale, costruire bandi più attrattivi per il reclutamento di medici e specialisti, migliorare le condizioni di lavoro e sostenere con serietà i giovani in formazione. Le scorciatoie – concludono – non sono mai una risposta efficace ai problemi strutturali”.