PFAS nei cantieri, autorizzazioni e divieti da rivedere: dal 3 dicembre ’25 più basse soglie contaminazione accidentale da PFOS e PFOA

La questione diventa ancora più delicata quando si parla di cantieri. Il cantiere, infatti, è a tutti gli effetti un’attività produttiva. Serve chiarezza immediata: non solo per garantire il rispetto delle leggi, ma anche per tutelare la salute pubblica e la qualità delle risorse idriche

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Pfas e inquinanti lungo linea Tav Tac a Vicenza (cantiere Iricav Due al lavoro)
Pfas e inquinanti lungo linea Tav Tac a Vicenza (cantiere Iricav Due al lavoro)

L’impiego di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nei processi produttivi è regolato in Europa dal severo Regolamento (UE) 2019/1021 sui POP (Persistent Organic Pollutants), che vieta o limita drasticamente l’uso di composti altamente persistenti e nocivi. Tra questi, il PFOA (acido perfluoroottanoico) è stato bandito per impieghi produttivi, fatta eccezione per deroghe temporanee e strettamente delimitate, soggette a controlli e scadenze (leggi “Pfas e Tav Tac Vicenza, prescrizioni e restrizioni Conferenza dei servizi per acque trattate da cantieri Iricav Due: attesi chiarimenti pubblici“).

In questo contesto, ogni autorizzazione rilasciata per il trattamento o l’impiego di PFAS in impianti “progettati ad hoc” non può essere considerata un mero atto formale. Deve invece essere verificata nel dettaglio, accertando che rispetti i requisiti comunitari e che, se basata su deroghe, queste siano esplicite, tuttora in vigore e coerenti con i valori limite stabiliti dalla normativa. È un punto cruciale, soprattutto alla luce delle modifiche recenti: a partire dal 3 dicembre 2025, le soglie di contaminazione accidentale consentite per sostanze come PFOS e PFOA saranno ulteriormente abbassate, riducendo di fatto i margini operativi per chi le utilizza.

La questione diventa ancora più delicata quando si parla di cantieri. Il cantiere, infatti, è a tutti gli effetti un’attività produttiva. L’utilizzo di acqua contaminata da PFOA per operazioni di miscelazione o altre fasi del lavoro non può essere considerato neutro dal punto di vista normativo. Il regolamento POP vieta l’uso produttivo del PFOA, e non esistono deroghe generali per il suo impiego in edilizia. Senza un’autorizzazione specifica e motivata, tale pratica risulterebbe in contrasto con la normativa europea, con possibili conseguenze legali e ambientali rilevanti.

Si tratta dunque di un nodo che richiede chiarezza immediata: non solo per garantire il rispetto delle leggi, ma anche per tutelare la salute pubblica e la qualità delle risorse idriche, già compromesse in molte aree dalla contaminazione da PFAS. In assenza di certezze regolamentari, la prudenza non è un’opzione, ma un obbligo.

Non risulta, infine, che i PFAS — PFOA o altri — siano impiegati abitualmente come acceleranti di presa nei cementi o nei calcestruzzi. Questa pratica non appare documentata nelle fonti scientifiche o tecniche accessibili. Piuttosto, queste sostanze sono note per il loro impiego come repellenti all’acqua, agli oli e ai grassi, oppure in schiume antincendio, ma non come additivi formulati per accelerare la presa di materiali cementizi. Alcuni studi segnalano la presenza di PFAS in massicci cementizi o in asfalti come possibile fonte di contaminazione ambientale, ma si tratta di esposizioni dovute a contaminazioni o a impieghi indiretti, non di un utilizzo intenzionale a fini tecnici nella produzione di cemento.