Pfas, consulenti ECHA pagati da aziende produttrici? Guarda (Verdi-AVS): “L’UE chiarisca, la salute conta più degli interessi economici”

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Chi controlla i controllori è un tema sempre di attualità, anche a livello europeo: il Financial Times ha pubblicato un articolo che rivela un presunto conflitto d’interessi che coinvolgerebbe la società di consulenza Ramboll, che secondo quanto riportato dal servizio pubblicato (leggi qui), avrebbe lavorato contemporaneamente per l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) e per le principali aziende produttrici di PFAS, influenzando direttamente le raccomandazioni tecniche sulle deroghe per le schiume antincendio.

Cristina Guarda pfas
L’eurodeputata Cristina Guarda

Sulla questione l’eurodeputata veneta Cristina Guarda (Verdi/AVS) ha annunciato il deposito di un’interrogazione urgente, rivolta alla Commissione europea: “È inaccettabile – dichiara l’eurodeputata – che chi consiglia le istituzioni europee sulle regole per vietare i PFAS sia lo stesso soggetto che lavora per chi ha tutto l’interesse a rallentare queste regole. La Commissione di Ursula Von der Leyen e l’ECHA devono chiarire subito ogni rapporto contrattuale e dire come intendo garantire che le valutazioni scientifiche siano svolte in piena indipendenza.”

Guarda ha poi precisato che, stando a quanto riportato dalla stampa internazionale, Ramboll avrebbe raccomandato un phase-out decennale per i PFAS nelle schiume antincendio, poi recepito nella normativa UE con un’ulteriore deroga a fine 2025. “Se confermato – ha ribadito – sarebbe un caso emblematico di come le lobby riescano a influenzare le decisioni pubbliche, con impatti diretti sulla salute dei cittadini”.

Di qui l’interrogazione urgente “per chiedere trasparenza totale, l’applicazione del principio di precauzione e un divieto universale dei PFAS, dal commercio alla produzione, che non può più essere rinviato. La salute pubblica non può essere messa a rischio per gli interessi economici di qualche multinazionale del settore chimico”.