Pfas: l’eurodeputata Guarda attacca Zaia e la Regione: “Mancano i soldi per la salute, ma non per le strade”

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pfas Cristina Guarda

Con il ritorno dei Pfas al centro del dibattito per via della presenza di questi inquinanti nei cantieri dell’alta velocità di Vicenza, non passa giorno senza che si registri un intervento sul tema.

Da ultimo, in ordine cronologico, arrivano le dichiarazioni di Cristina Guarda, eurodeputata vicentina dei Verdi eletta nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra, impegnata da più di 10 anni nella lotta ai Pfas. Le parole pronunciate oggi richiamano proprio il periodo in cui si occupava dell’emergenza quando sedeva tra i banchi dell’opposizione nel Consiglio della Regione Veneto. Il bersaglio, anche ora, è il governatore Luca Zaia.

“Nel 2023 alla mia interrogazione su perché non fosse mai stato fatto il tanto promesso studio epidemiologico per capire l’impatto dei Pfas nella zona inquinata, da quella definita rossa alla gialla, mi era stato risposto che si trattava di questioni economico – finanziarie. Però per le Olimpiadi e per far strade i soldi si son trovati. È ovvio che se queste sono le priorità di Zaia, grandi infrastrutture, strade, interventi dannosi per il suolo, i soldi poi per la salute non si mettono. A farne le spese sulla propria pelle, sempre le persone” così commenta la Guarda.

“La Regione – prosegue – ha risposto all’avvelenamento da Pfas con un piano di sorveglianza zoppo per la zona rossa e assente per le zone gialle e arancio con falda e corsi d’acqua avvelenati a causa di Miteni“.

L’eurodeputata lamenta che si sia “misurato quanti Pfas una parte di popolazione ha, senza però dare indicazioni né continuità ad assistenza sanitaria per prevenzione e cura di tumori, ad esempio ai testicoli, di colesterolemia, problemi riproduttivi e altro”.

La Guarda sottolinea che da anni è necessario prendere in carico seriamente i veneti esposti a possibili contaminazioni Pfas, non solo per il caso Miteni, ma anche a causa di inceneritori, grandi opere, aeroporti e basi militari. “E invece si continua a spendere per grandi infrastrutture, ad autorizzare scarichi industriali e camini a chi usa e tratta i Pfas, a ignorare che a vedere compromessa la propria salute sono migliaia di persone”, ha aggiunto.

L’eurodeputata ha inoltre richiamato gli studi del NASEM, che dimostrano come anche chi ha pochi nanogrammi di Pfas complessivi nel sangue è esposto a rischi. “Ci sono piani di monitoraggio e analisi mirate in base alla concentrazione, da 2 a 20 ng/mL e > 20ng/mL dove diventa praticamente certo il rischio di sviluppare patologie connesse”, ha spiegato, sottolineando la necessità di assistere queste persone con analisi periodiche e prevenzione.

“Dobbiamo intervenire sugli agenti di contaminazione, promuovendo studi scientifici, soluzioni per tutti i territori contaminati e diversificate in base al tipo di contaminazione, che non è solo legata all’avvelenamento delle acque, ma anche ad aria, suolo, cibo”, ha detto la Guarda, chiedendo una strategia per difendere l’economia e la salute di tutti coloro che sono stati o sono connessi al problema Pfas, compresi i lavoratori in zone contaminate e chi ci ha abitato in passato.