
La presenza di PFAS nei cantieri dell’alta velocità di Vicenza torna al centro del dibattito (leggi anche “Pfas e Tav Tac Vicenza, prescrizioni e restrizioni Conferenza dei servizi per acque trattate da cantieri Iricav Due: attesi chiarimenti pubblici“). Secondo quanto emerso da recenti rilievi preliminari nell’area dell’attraversamento AV e della riqualificazione della stazione ferroviaria, la falda superficiale risulta contaminata da un ampio spettro di inquinanti, tra cui sei diversi composti PFAS, compresi PFOA e GenX.

Una scoperta preoccupante, sottolinea l’associazione Acqua Bene Comune Vicenza, perché riguarda una zona già fragile e oggi sottoposta a scavi e movimentazioni che comportano l’uso di grandi quantità di acqua.
Le criticità già segnalate nel 2021
«Già nel luglio 2021 – ricorda l’associazione – avevamo formalmente avvertito Comuni, gestori, Arpav e Consigli di Bacino sui rischi gravissimi legati all’utilizzo dell’acqua di prima falda contaminata, alla movimentazione dei terreni inquinati e al metodo di costruzione a palafitta, che può mettere in contatto falde compromesse con quelle ancora integre».
Un allarme rimasto inascoltato. «La questione TAV – accusano – è stata gestita in maniera verticistica, con scarsa trasparenza e senza reale informazione alla cittadinanza. Solo ora che i problemi si manifestano, i soggetti deputati cercano di correre ai ripari».
«La prevenzione prima di tutto»
Acqua Bene Comune chiede trasparenza totale sui dati e un monitoraggio approfondito di tutte le possibili fonti di pressione inquinanti. Centrale anche la richiesta di una gestione sicura delle acque di cantiere e l’utilizzo di strumenti di depurazione per l’acqua di emungimento.
«Non possiamo accettare – si legge nella nota – che il territorio e la salute collettiva vengano sacrificati in nome di grandi opere che non tengono conto dell’impatto ambientale e sanitario. Non ci ha insegnato nulla la sentenza Miteni? Vogliamo davvero continuare a devastare il territorio e poi ritrovarci davanti ad altri processi?».
L’associazione conclude con un monito: «Il danno si previene, non si subisce».