
Vicenza scopre, quasi per caso, che le acque della prima falda sono contaminate da PFAS e altre sostanze inquinanti. A rivelarlo non è stato un annuncio istituzionale, ma la pubblicazione — obbligatoria per legge — di un documento tecnico all’albo pretorio del Comune, frutto delle analisi ante operam eseguite dal Consorzio IricavDue nell’area del cantiere TAV.
Un atto che, sebbene formalmente accessibile, non è mai stato portato all’attenzione della cittadinanza con la necessaria ulteriore evidenza e chiarezza, magari per spiegare e “tranquillizzare” se possibile la cittadinanza, fino all’intervento pubblico del consigliere regionale Renzo Masolo (AVS) che ha appena sollevato il caso.
Eppure, il verbale della Conferenza dei Servizi decisoria del 9 luglio 2025 (protocollo dell’8 agosto) parla chiaro (scarica il documento con tutti i dati e le tabelle da qui) e, in attesa di più qualificati interventi che sollecitiamo, ve ne sottoponiamo alcuni passaggi chiave: in diversi punti lungo il tracciato ferroviario si registrano superamenti delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione per PFAS e altre sostanze.
La Provincia di Vicenza ha avviato un procedimento per individuare le responsabilità, richiamando l’art. 239 del D.Lgs. 152/06 sull’inquinamento diffuso. Contestualmente, sono state fissate prescrizioni rigidissime per la gestione delle acque di cantiere: abbattimento minimo del 50% dei PFAS rispetto ai valori in ingresso, limiti di 30 ng/L per PFOA, 10 ng/L per PFOS e 100 ng/L per la somma degli altri PFAS, controlli frequenti e divieto di diluizione artificiale.
Il documento sottolinea anche il contesto ambientale già compromesso: falda depauperata, ecosistema fluviale impoverito, obiettivi del “Contratto di Fiume Retrone” a rischio. Tuttavia, nonostante la gravità delle informazioni contenute, non è stato attivato alcun canale di comunicazione diretta con la popolazione, lasciando che una notizia di interesse vitale restasse confinata nelle pieghe di un portale amministrativo.
Un silenzio istituzionale che solleva interrogativi politici pesanti: perché non informare tempestivamente i cittadini? Perché attendere che sia un esponente di opposizione a dare voce a un problema che riguarda la salute di tutti? La gestione dell’acqua, bene comune essenziale, merita trasparenza assoluta e azioni immediate, non comunicazioni a metà.