
La chiusura delle indagini preliminari della Procura della Repubblica di Vicenza sulla presunta contaminazione da PFAS (acido perfluorobutanoico – Pfba) lungo la Superstrada Pedemontana Veneta (SPV) continua a sollevare reazioni e richieste di intervento.
Dopo la notifica dell’avviso di conclusione indagini a 12 persone – tra componenti degli organi di amministrazione del Consorzio Sis e della Società Pedemontana Veneta Spa, responsabili tecnici e direttori di cantiere, per i reati ipotizzati di inquinamento ambientale e omessa bonifica, intervengono anche i sindacati.
CGIL Veneto e Fillea Veneto hanno chiesto alla Regione Veneto e agli organismi competenti di agire “da subito per mettere in sicurezza e bonificare le aree, le falde e i siti dove sono state depositate le terre da scavo” risultanti dalle lavorazioni per le gallerie di Malo e Sant’Urbano.
Le sigle sindacali venete hanno anche avanzato una richiesta urgente in materia di salute pubblica: attivare al più presto un percorso di sorveglianza sanitaria sia per la popolazione coinvolta che per tutti i lavoratori che hanno operato alla realizzazione dei lavori, in particolare nelle gallerie di Malo e Sant’Urbano.
Le contestazioni della magistratura berica si concentrano sull’utilizzo di un additivo accelerante contenente il Pfba in concentrazioni potenzialmente rischiose per la salute umana. CGIL e Fillea Veneto ritengono sia inoltre necessario verificare che questi prodotti e sostanze nocive non siano utilizzati anche nella realizzazione di altre grandi opere nel territorio veneto come la Tav, il Bosco dello Sport o le diverse opere infrastrutturali per le Olimpiadi invernali.
Pur lasciando alla magistratura il compito di verificare le responsabilità penali degli indagati, i sindacati evidenziano una “grave carenza da parte di chi aveva e ha la responsabilità politica, istituzionale e societaria di prevenire, vigilare e intervenire“, nonostante le segnalazioni e le richieste di verifica arrivate fin dall’inizio dei lavori.
“È la conseguenza di una visione insostenibile dello sviluppo e della gestione del territorio che porta a sacrificare la tutela dell’ambiente e della salute agli interessi economici e alle tempistiche da rispettare”, hanno commentato CGIL e Fillea Veneto. Questa visione, secondo i sindacati, è amplificata dal meccanismo della Finanza di Progetto che, come nel “caso palese della Pedemontana Veneta”, garantisce “profitti certi ai privati e pesanti oneri finanziari a carico dei bilanci pubblici e dell’intera collettività”.