
Il tracciato della SPV interessato da rilevazioni di PFBA, sostanza della famiglia dei PFAS. La Regione evidenzia monitoraggi costanti e impianti attivi, ma Camani e Luisetto (Pd) presentano una mozione: “Rischi per la salute pubblica, servono trasparenza e interventi urgenti”
È tornato al centro del dibattito regionale il tema della presenza di PFBA, un composto della famiglia dei PFAS, in prossimità delle gallerie di Malo e Sant’Urbano, lungo il tracciato della Superstrada Pedemontana Veneta (SPV). Alla segnalazione ha fatto seguito una nota tecnica congiunta delle aree Ambiente e Infrastrutture della Regione Veneto, che ha fornito rassicurazioni su controlli costanti, collaborazioni con ARPAV e Procura di Vicenza, e misure di contenimento già attivate.
Tuttavia, il gruppo consiliare del Partito Democratico ha alzato il livello di allerta con una mozione ufficiale: secondo le consigliere Vanessa Camani e Chiara Luisetto, i rischi per la salute pubblica non possono essere sottovalutati.
La posizione della Regione: “Controlli avviati da anni, impianti di trattamento attivi”

Nella nota tecnica della Regione si precisa che:
- le indagini ambientali sono attive sin dalla fase di costruzione della SPV;
- le rilevazioni di ARPAV sono state condotte su mandato regionale;
- il PFBA sarebbe riconducibile all’utilizzo, nel calcestruzzo, di acceleranti di presa sostituiti già nel 2021;
- dal 2023 è in corso una conferenza di servizi con il MASE, e sono operativi impianti di trattamento delle acque raccolte dalle gallerie;
- nel luglio 2025 la Regione ha trasmesso un nuovo studio di impatto ambientale alla Commissione VIA nazionale;
- casi analoghi si sono verificati anche in opere non connesse alla SPV, come quelle di competenza ANAS, confermando una problematicità costruttiva diffusa.
Il Pd presenta una mozione: “Non si ripeta il caso Miteni”

In una conferenza stampa a palazzo Ferro Fini, le consigliere Camani e Luisetto hanno lanciato un appello alla Giunta regionale. “I dati di ARPAV – ha dichiarato Camani – mostrano che il problema del PFBA è noto da anni, con rilevazioni già nel 2018 e 2021. Malgrado gli interventi, i valori rimangono elevati. Serve maggiore trasparenza e un intervento incisivo” (qui altri dettagli).
Per Luisetto, il paragone con la crisi PFAS è inevitabile: “Non possiamo accettare che la Pedemontana diventi un altro caso Miteni. I materiali utilizzati per le gallerie sono contaminati e bisogna verificare anche gli effetti nei siti di stoccaggio. Non si può lasciare tutto sulle spalle dei Comuni o delle comunità locali”.
La mozione chiede:
- un monitoraggio approfondito delle acque e dei materiali di scavo;
- una valutazione aggiornata del rischio sanitario;
- la trasmissione pubblica dei dati rilevati.
Un’infrastruttura sotto osservazione tra impatto ambientale e costi economici
La Pedemontana Veneta, progettata fin dal 2006 e più volte contestata per il peso finanziario sui bilanci regionali, torna così al centro dell’attenzione anche per il suo impatto ambientale. I PFBA, come sottolineato nella nota tecnica, sono composti chimici persistenti, legati anche a tecniche costruttive comuni in gallerie stradali e ferroviarie, e sono stati riscontrati in altri ambiti infrastrutturali regionali.
Il confronto, ora, si sposta sulla Commissione VIA nazionale, chiamata a valutare il nuovo studio inviato dalla Regione. Nel frattempo, si moltiplicano le pressioni politiche per una valutazione trasparente, partecipata e rigorosa dei potenziali rischi per la salute pubblica.