Post elezioni regionali Sardegna, le grane della Lega. La Repubblica: “Salvini rilancia, ora blindiamo Zaia”

371
pedemontana veneta interconessione A27 luca zaia salvini

Ora bisogna andare sul sicuro e nelle regioni che andranno al voto candidare uomini forti, come Luca Zaia in Veneto. Questo il “Salvini pensiero” secondo una ricostruzione fornita da La Repubblica oggi in edicola sul post-Sardegna con la vittoria della coalizione trainata da Pd e Movimento 5 Stelle e, soprattutto, dopo i dati negativi registrati dal Carroccio sull’isola: dall’11 al 5% e dietro a Forza Italia.

Tutto, dunque, riporterebbe a Luca Zaia in previsione del voto veneto atteso per l’anno prossimo. “Salvini pensa già a una strategia per sfruttare questo voto sardo nei rapporti di forza dentro la coalizione e in vista delletante grane che vede all’orizzonte per il partito e per la sua leadership. Sente qualche deputato e i senatori più vicini, e da qualcuno di loro gli arriva il suggerimento chiave: puntare su quanto accaduto in Sardegna per dire alla premier Giorgia Meloni che non si possono fare «troppi calcoli» e che in alcune regioni bisogna andare sul sicuro: «A partire dal Veneto, ricandidando Luca Zaia e approvando in Parlamento il terzo mandato per i governatori», gli sussurrano diversi parlamentari di lungo corso. E Salvini accoglie il suggerimento”, scrive Antonio Fraschilla.

Sarà questa la linea che il leader della Lega seguirà per il dopo Sardegna: rilanciare sul terzo mandato che metterebbe in cassaforte la più grande regione al voto da qui al 2025, il Veneto. Evitando di cambiare candidato, magari come accaduto in Sardegna dove si è puntato su uno di Fratelli d’Italia (e Meloni ha già il nome pronto, il senatore Luca De Carlo). «A Terni non abbiamo candidato l’uscente della Lega e abbiamo perso, in Sardegna soffriamo, non facciamo ancora un errore uguale in Veneto», ragionano dal quartier generale di Salvini. E comunque rilanciare sul terzo mandato consentirà inoltre al ministro delle Infrastrutture di tenere buono anche Zaia, il suo principale rivale interno per la leadership nel partito”.

Fonte: La Repubblica