Una preghiera che attraversa la città, Giovanni Marangoni: Vicenza vuole ricordare la “passeggiata per la pace” del 9 settembre verso base Del Din

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Alcuni partecipanti alla passeggiata e alla preghiera per la pace davanti alla base Del Din il 9 settembre 2025
Alcuni partecipanti alla passeggiata e alla preghiera per la pace davanti alla base Del Din il 9 settembre 2025

Nel pomeriggio del 9 settembre 2025 decine di persone, accogliendo l’invito di Giovanni Marangoni e delle associazioni pacifiste raccolte intorno a lui, hanno camminato in silenzio lungo viale Ferrarin per un gesto semplice e profondo: una passeggiata per pregare per la pace davanti alla Caserma Del Din. Un evento discreto, spirituale, che ha unito cittadini e comunità in un momento di riflessione condivisa.

C’è stato un giorno, il 9 settembre 2025, in cui un tratto di Vicenza ha respirato un’aria diversa in attesa del contestatissimo Italia-America Friendship Festival. Non manifestazioni, non slogan, non rumore. Solo passi lenti, un rosario tra le mani e una preghiera che si levava al cielo, fragile e forte allo stesso tempo. Una “passeggiata serena”, come l’avevano definita gli organizzatori del gruppo Preghiera a Madre Maria per la Pace contro le guerre, ma che nella sua semplicità aveva il peso delle cose importanti.

La mappa dell’evento tracciava un percorso breve, quasi essenziale: dalla rotonda di viale Ferrarin, dove i partecipanti si sono radunati nel primo pomeriggio, fino al piccolo capitello della Statua di Madre Maria, un punto silenzioso e quasi nascosto accanto alla Caserma Del Din. Lì, davanti a quella figura sacra che da anni osserva la città passare, il gruppo si è fermato per un momento di raccoglimento.

Non era una protesta, non era una marcia politica: era un gesto di fede, un invito alla pace in un tempo segnato da conflitti globali che sembrano lontani eppure arrivano ovunque, anche nei pensieri di chi vive in una via tranquilla della provincia veneta.

Alert base Del Din per passeggiata della pace
Alert base Del Din per passeggiata della pace

La nota diffusa dal comando americano di USAG Italy — che ha invitato i propri membri a non partecipare perché non autorizzati a prendere parte a manifestazioni all’estero, anche fuori servizio — ha paradossalmente contribuito a far percepire la delicatezza del momento. Quella preghiera, infatti, nasceva proprio all’ombra di un luogo in cui convivono culture, uniformi, famiglie che arrivano da lontano e cittadini vicentini che lì vivono da sempre.

Il corteo spirituale, dopo la sosta al capitello, ha proseguito fino al cancello principale della Caserma Del Din, attraversando le strisce pedonali vicino alla fermata dell’autobus. Nessun gesto eclatante: solo l’intreccio di sguardi, qualche parola sottovoce, un segno di croce. Ogni partecipante ha portato con sé una richiesta, un pensiero, un nome.

Quei passi misurati hanno ricordato a molti che, nella storia di Vicenza, i momenti di confronto tra comunità italiane e comunità statunitensi sono sempre stati delicati, ma anche capaci di generare dialogo, conoscenza, vicinanza. Quel pomeriggio, però, tutto è rimasto sospeso in uno spazio intimo, quasi fuori dal tempo: una invocazione condivisa, rivolta a chi crede nella forza gentile della pace.

La scelta del 9 settembre, un giorno feriale e non festivo, ha reso l’iniziativa ancora più autentica. Nessuna platea, nessun palco: solo persone che, tra le 15 e le 20, hanno trovato un attimo per fermarsi e camminare insieme. Una liturgia laica e religiosa allo stesso tempo, che ha unito anziani, famiglie, giovani, persone di passaggio.

Giovanni Marangoni
Giovanni Marangoni

A distanza di mesi, quella passeggiata – ci dice Giovanni Marangoni – “continua a raccontare qualcosa di prezioso. Ricorda che anche i gesti più piccoli possono lasciare un segno; che in un mondo attraversato da conflitti, le comunità locali trovano nella preghiera e nell’ascolto reciproco una forma di resistenza pacifica; e che Vicenza, città di confine culturale e militare, sa ancora custodire momenti di profonda umanità. Forse non cambierà il corso della storia. Ma ha cambiato — anche solo per un’ora — il ritmo di un quartiere, restituendo a tutti un frammento di silenzio, di speranza, di responsabilità condivisa”.

Insomma una semplice passeggiata, una grande preghiera.