Il presepe secondo mons. Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza: così VicenzaPiù augura Buon Natale a credenti e non

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Voglio dire qualcosa sul presepe – è così che esordisce il 17 dicembre scorso sull’argomento il vescovo di Vicenza mons. Beniamino Pizziol le cui parole “ecumeniche” utilizziamo per i nostri auguri di Buon Natale a tutti, credenti e non – nel saluto e negli auguri annuali alla stampa e, tramite noi, agli abitanti della diocesi di Vicenza… Per me è chiaro come vescovo, continua mons. Pizziol come potete vedere e ascoltare nel video da noi registrato e pubblicato qui per voi, che ha una dimensione religiosa. Cioè porre quel bambino, mettere quelle statue vuol dire avere una convinzione profonda. Pensate ad esempio come gli artisti interpretano i tre Re Magi, che non erano tre ma alcuni magi dall’oriente, noi diciamo tre perché portavano i tre doni: oro incenso e mirra. Ma li fanno in senso veramente universale, perché uno lo fanno di colore nero, uno di colore rosso uno di colore bianco.

Quindi tutte le etnie, poi per il senso, diciamo, di vita uno lo fanno anziano, uno lo fanno maturo e uno giovane. Cioè tutto l’uomo in tutte le fasi della sua vita tutti gli uomini in tutti i contesti della loro vita.
Mettere i re magi vuol dire questo. Allora non posso semplicemente fare l’aspetto solo culturale, cioè siccome in Italia questo è tradizione… A me dicevano, quando ero a Venezia, che uno dei paesi che dona più di tutti i presepi è il Giappone perché i giapponesi vedono questo, che è carino perché pensate come è strutturato, e se lo donano senza essere cristiani. Però se sono intelligenti, come noi quando andiamo in un paese di cui non conosciamo la cultura e per sapere cosa vuol dire qualcosa chiamiamo una guida e chiediamo ce significato ha per i giapponesi questo tempio…
E così penso che loro si informino e allora cultura non vuol dire solo che, perché mi appartiene, che lo metto lì in tutte le parti.
Io regalo ai miei pronipoti sempre dei presepi che acquisto dai Saveriani che ne hanno di bellissimi, quelli peruviani quelli cinesi. Ed è una cosa bella. Però io credo che il primo passo, anche per chi fosse non credente o appartenesse diciamo a una realtà culturale, è chiedersi che significato ha fare un presepio, che significato ha. Allora dopo si possono trovare i contesti. Allora è chiaro che nelle scuole deve essere solo l’aspetto diciamo culturale. Però una scuola deve sapere. Abbiamo posto questo presepio. Che significato ha? Non di adesione di fede perché la scuola pubblica statale non chiede  un’adesione di fede ma chiede una consapevolezza culturale di cosa significa una scena del genere che è quella del presepe.