Processo BPVi 13 dicembre 2019 in video, 43 sec di Zonin contro 2 ore dell’amico Pitacco (Itersan): 4.4 mln di baciate a sua “saputa”

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La sensazione da noi espressa martedì 12 dicembre che il processo BPVi stesse andando verso un lungo periodo di stanca dopo i più di cento testimoni sentiti dall'accusa è stata smentita ieri stesso, 13 dicembre, dai coriacei pm Gianni Salvadori e Gianni Pipeschi non certo con le testimonianze, comunque non totalmente prevedibili (ve le mostreremo in giornata), dell'ennesimo socio (Francesco Rigon) gabbato insieme alla moglie per milioni di euro e di Mario Lio (arrivato ai vertici della controllata siciliana Banca Nuova attraverso la frequentata porta girevole che affacciava su Banca d'Italia).

Ad attirare l'attenzione del collegio giudicante e a generare la preoccupazione (semel in anno licet... timere, una volta all'anno è lecito temere...) di Gianni Zonin e dei suoi difensori è stato Sergio Pitacco, amico di famiglia (un figlio di Zonin è stato suo testimone di nozze) e frequentatore anche di padre e madre.

Il titolare della Itersan (produce, si legge sul suo sito, "calzature comode, che diano sollievo e benessere ai piedi in ogni situazione ed in ogni momento del giorno" forse a tutti, meno oggi all'ex presidente della Banca Popolare di Vicenza) ha sottoscritto in totale e fino al 2014, partendo dai primi 80.000 euro di finanziamento correlato del 2002, ben 4.4 milioni di baciate.

Quell'importo ora deve alla Lca dopo che il suo debito è stato retrocesso da Intesa Sanpaolo anche perché i ripetuti e crescenti affidamenti, tutti condizionati all'acquisto di titoli della BPVi, erano stati concessi senza che Pitacco avesse "la forza di sostenerli economicamente".

"Questo lo sapeva bene Gianni Zonin e dal 2005 - è il succo e il cuore delle dichiarazioni dell'imprenditore nell'udienza odierna del processo BPVi - e a lui stesso mi sono rivolto andando a trovarlo nel 2013 nella sua tenuta del Castello d'Albola a Radda in Chianti per sapere qualcosa di più su quelle operazioni. Ma lui mi rassicurò, con sincerità e gentilezza, mi sembrò allora, dicendomi 'siamo forti?... Che poi lo sapesse lo conferma anche la telefonata con lui di Samuele Sorato, che stimavo ed era mio amico anche se non a livello di frequentazione, telefonata a cui ho assistito entrando nell'ufficio dell'ex dg... Certo che sono stato un tontolone fidandomi... Ma mi ha colpito più di ogni cosa quanto do andai a casa dell'ormai ex presidente a Montebello facendo fissare l'incontro da Francesco Zonin che davanti a me telefonò alla madre. Ma domenica 24 ottobre 2015, quando sono al campanello della villa verso le 16, non trovo Francesco e Gianni Zonin mi dice che nulla sapeva del mio arrivo; peggio, mi rimprovera per le operazioni fatte sostenendo, assurdo, di non saperne nulla anche dopo il nostro incontro in Toscana e chiude, poi, l'incontro dicendomi 'sai, se fossero stati 100.000 o 200.000 euro sarebbe stato facile darti una mano con un assegno, ma la cifra è grossa e vedrò di parlarne con i nuovi dirigenti della Banca, Poi ti farò sapere'... Ma mai più mi chiamò...".

Tanti altri sono i dettagli delle 2 ore di documentate dichiarazioni nell'udienza odierna del processo BPVi da parte di Pitacco, che appare provato, ma che risponde, fermo sulle sue posizioni, ad alcune domande dell'avvocato di Zonin, Enrico Ambrosetti, che la stessa presidente Deborah De Stefano a un certo punto richiama (come deve poi fare con la sua collega Puccetti) ad essere meno minaccioso nei toni ricevendone una replica piccata ("strano che lei mi valuti minaccioso, non lo sono mai stato, forse sarà l'età...").

Le domande di Ambrosetti e Puccetti sono di fatto un'accusa pesante al testimone quando dubitano più volte, da qui l'intervento della presidente, della spontaneità della sua memoria supplementare rispetto alle prime dichiarazioni verbalizzate presso la GdF.

Se è obbligo del cronista presente all'udienza del processo BPVi chiedersi se c'entri qualcosa con i dubbi della difesa dell'imputato principale l'amicizia dichiarata di Pitacco con Sorato, la domanda, però, non trova fatti, se non chiacchiere di corridoio, a supportare una risposta positiva al dubbio.

In quelle prime dichiarazioni, contesta, comunque, la difesa di Zonin, non c'era riferimento alla visita dell'amico di famiglia all'allora presidente a Radda in Chianti: "sa - è in sintesi la risposta ripetuta di Pitacco a lui e all'avv. Puccetti - in certe difficili situazioni non è facile ricordare tutto in una volta e io, perciò, mi sono messo a ricostruire in numerose notti, aiutato dai miei fogli Excel e da scavi nel mio cervello, dati e situazioni...".

Se il titolare della Itersan, di sicuro più che capace nel suo settore, si definisce "tontolone"  un po', in verità, pare esserlo perché, volendo avere il verbale della sua testimonianza per verificarne i vari passaggi, chiede aiuto al suo legale, Massimo Pecori, che non trova di meglio di rivolgersi proprio al difensore dell'imputato Zonin, che, perciò, lo viene a sapere come lui stesso dichiara mentre la presidente del collegio e le giudici a latere Elena Garbo e Camilla Amedoro appaiono molto meravigliate della conoscenza di certi atti da parte di Ambrosetti.

A fare dietrologia, ai dubbi della difesa di Zonin sulle "nuove memorie" di Pitacco si affiancherebbero allora, è sempre dovere del cronista ricordarle, le certezze sull'avvocato del titolate della Itersan che, lo rivelò proprio VicenzaPiu.com con tanto di problema giudiziario successivo col padre Paolo, ex potente pm di Vicenza, curava varie pratiche per la banca di Zonin mentre era assessore al legale e al patrimonio di Vicenza, carica da cui dovette dimettersi.

Ma questa è un'altra storia, anche se ripetitiva nell'habitat nebbioso di Vicenza, per cui torniamo ai fatti di oggi che registrano anche una dichiarazione spontanea di Zonin che cerca in 43 secondi di negare l'incontro in Chianti e ribadisce che era vero quanto disse a Pitacco a Montebello e cioè che nulla sapeva dei 4.4 milioni di baciate.

Il video, quindi, questa volta merita ancora di più di essere visto e ascoltato perché sono tanti altri i dettagli, e che dettagli!, delle accuse del testimone ex socio, che per una volta tanto (semel in anno...) lasciano da parte non tanto Sorato ma i Giustini di turno, parafulmini tipici del presidente a sua insaputa, che questa volta è portato a temere (timere) la testimonianza di un imprenditore per giunta amico.

Nota

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