Processo BPVi 30 gennaio 2020 in video, per “Divo” Gronchi (ex Ad BPVi) un super interrogatorio del presidente Deborah De Stefano

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Era facilmente prevedibile che l’udienza del 30 gennaio del processo BPVi avrebbe avuto come protagonista Divo Gronchi, uno dei migliori o dei meno discussi o dei più competenti o dei meno succubi e, comunque, dei più “diplomatici” direttori generali e/o amministratori delegati ingaggiati da Gianni Zonin, l’ex presidente della fu Popolare di Vicenza che ha ancora l’ardire di sostenere che nulla sapeva di quello che, di male, facevano proprio gli uomini che lui prendeva e buttava dimostrandosi per i dg e gli Ad un antesignano di Zamparini nell’assumere, licenziare e riprendere allenatori.

Divo Gronchi era entrato come dg nel 2001 (“all’epoca c’era già Samuele Sorato”) per ricostruire l’immagine e il morale della banca dopo la “fuga” di Grassano, che era stato il primo a denunciare anche a Banca d’Italia, senza essere ascoltato, la china negativa che stava imboccando l’Istituto berico ma che gli aveva lasciato una buona organizzazione.

Il neo dg pisano aveva dovuto porre rimedio ai primi guasti e ai deficit patrimoniali causati dalla crescita per linee esterne con pagamenti cash come ha  raccontato al pm Gianni Pipeschi, al collegio giudicante con la presidente Deborah De Stefano e le giudici a latere Camilla Amedoro ed Elena Garbo, ai difensori dei sei imputati oltre alla banca stessa ora in Lca come responsabile amministrativa (Sorato è stralciato in altro procedimento) e alle parti civili (nel video in copertina vi proponiamo la lunga fase in cui l’iniziativa dell’interrogatorio è passato nelle mani del presidente del Collegio, Deborah De Stefano, che ha fatto per un lungo e inusuale tempo una serie di domande che ci hanno colpito come e più di tante altre, ndr)

Se il 14 ottobre 2005 Gronchi lascia la BPVi, c’è chi dice per divergenze strategiche con Zonin mentre lui sostiene di averlo fatto per un primo avvicinamento alla “pensione” subito allontanata, però con l’assunzione di un incarico apicale nell’allora Popolare di Lodi, il 7 dicembre 2007, dopo la sua trasformazione in Banca Popolare Italiana, Zonin lo richiama a Vicenza come Ad: “l’organizzazione (con Sorato) era caotica – dice in sostanza Gronchi (il video lo documenta nei dettagli) – ma accentrai le deleghe e in poco tempo rimisi tutto in ordine così come riuscii a portare a buon fine l’emissione di un bond senior internazionale da 350 milioni prima mai attuato anche se deliberato da tempo per rimpinguare casse anemiche dopo l’acquisto cash di una partecipazione di minoranza in Cattolica e, soprattutto, 50 sportelli da Ubi a 9 milioni di euro l’uno. Con quel bond riuscimmo a onorare gli impegni presi prima dl mio arrivo. Se io non avrei acquisito una quota di minoranza, quindi non rilevante in Cattolica, per giunta essa stessa una Popolare e, quindi, con voto capitario  ma avrei attivato una compagnia di assicurazione diretta e se una crescita ordinata andava percorsa non con l’acquisto di sportelli, peraltro da lì a poco interdetto alla BPVi da Bankitalia stesa, ma con l’apertura ordinata di sportelli diretti…”.

Dopo aver elencato altri errori compiuti o evitati (come “l’acquisto fuori di ogni strategia bancaria di una quota di Mediobanca“) con “dolce” e apparentemente disincantata critica a Zonin (“lui poteva essere nella banca l’unico mio amico ma solo perché, probabilmente, percepiva la mia esperienza e il mio spessore professionale“) Gronchi dissemina il suo interrogatorio di perplessità sull’operaio di Sorato (“al presidente piaceva forse per il suo fare autoritario che lo portava a dare ordini piuttosto che ad ascoltare“), di certezze che certe operazioni successive dei vice di Sorato non potessero essere state compiute senza i suoi ordini e, soprattutto, di una valutazione: “Zonin nel cda ricopriva una ruolo di forte impulso nei confronti dei consiglieri ed era molto attento alla stampa…“.

Eppure Zamparini – Zonin provò a riportarlo a Vicenza, da cui Gronchi si era congedato “anche perché alcuni consiglieri si lamentavano che facessi da freno per Sorato“:  dopo aver scaricato Sorato a maggio 2025 Zonin richiama il “Divo”: “avevo quasi deciso di tornare ma l’essere identificato sui media come l’amico del presidente mi dissuase dal farlo…“.
Il video che vi proponiamo a seguire, che è quello, al solito, integrale della deposizione, merita di essere visto ed ascoltato sia perché quanto qui sintetizzato è sviluppato in dettagli ma anche perché Gronchi parla dei suoi vecchi progetti di andare in borsa, delle valutazioni dei titoli ad opera di Mauro Bini, delle pressioni del cda perché quei valori fossero fissati tenendo conto delle esigenze dei soci, degli azionisti top (Amenduni, Stella, Folco) con cui Zonin intratteneva rapporti diretti, del ruolo di Zigliotto come cinghia di trasmissione dei desiderata degli imprenditori vicentini, degli attriti con Sorato (“entrai nel Cda della Sec, la società di servizi informatici da lui presieduta per essere più partecipe del suo operato…”), quelli che, forse, ne determinarono, l’addio alla BPVi nel 2011 ovviamente incontrando all’epoca i desiderata di Zonin, amico ma anche no… con i suoi desideri di espansione ripresi e riautorizzati da Bankitalia proprio in concomitanza con l’addio di Gronchi.

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Giovanni Coviello

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