
A luglio, circa 295.000 pensionati veneti, pari al 22% del totale, potranno beneficiare della 14esima mensilità, un sostegno destinato agli anziani over 64 con determinati requisiti di reddito. Un’entrata gradita, in attesa di capire gli eventuali effetti del conflitto tra Israele e Iran sull’inflazione. In base ai calcoli del sindacato dei pensionati Spi della Cgil, circa 200.000 dei beneficiari della quattordicesima riceveranno l’importo pieno, che varia tra 437 e 655 euro, calcolato in base agli anni di contribuzione e alla soglia minima di reddito. Gli altri 95.000 invece riceveranno somme più ridotte, tra 336 e 504 euro, perché hanno una pensione tra una e due volte il trattamento minimo di 603,40 euro.
Una boccata d’ossigeno che però, ricorda il sindacato, rappresenta solo una goccia nel mare delle esigenze degli anziani, soprattutto in un contesto di aumento dei costi di vita. Secondo uno studio dello Spi Cgil regionale, nel 2024 un ultra65enne veneto ha speso in media circa 350 euro al mese per i generi alimentari, cifra destinata ad aumentare nel 2025, a causa dei rincari già evidenti e dei possibili nuovi aumenti legati ai conflitti internazionali. La crisi energetica, con le bollette in crescita, aggrava ulteriormente la situazione.
Gli effetti di questa crisi si riflettono anche sui redditi dei pensionati veneti. Oltre 420.000 ultra65enni, il 40% del totale, percepiscono meno di 1.100 euro netti al mese, una cifra insufficiente a coprire le spese di vita quotidiana. Lo studio evidenzia che, in media, un pensionato over 65 spende circa 870 euro mensili per l’abitazione, tra affitti e bollette. Le donne sono le più in difficoltà, dato che il 55% di esse percepisce assegni inferiori ai 1.100 euro netti.
«La quattordicesima mensilità garantisce un po’ di sollievo, ma – dice Massimo Cestaro della segreteria dello Spi Cgil del Veneto– rischia di essere solo un palliativo temporaneo. Questi soldi servono principalmente a fronteggiare i rincari, soprattutto quelli energetici, già in aumento». Secondo i dati di Arera, nel 2025 le bollette potrebbero salire del 10% rispetto all’anno precedente, e con l’arrivo dell’estate e l’uso dei condizionatori, i costi energetici aumenteranno ulteriormente. «Dal 2022 – continua Cestaro – le famiglie, pensionati compresi, hanno visto svuotarsi i portafogli a causa dell’inflazione superiore alle percentuali di rivalutazione delle pensioni. Molti anziani hanno dovuto ridurre consumi alimentari, rinunciare a cure mediche per motivi economici, o vendere la nuda proprietà della casa perché non riescono più a sostenere i costi di gestione. La risposta a questa difficoltà, quindi, dovrebbe essere un rafforzamento della misura della 14esima, con aumenti e un ampliamento della platea di beneficiari».
In conclusione, mentre si attende di capire l’impatto della crisi internazionale sull’economia, le pensioni venete continuano a mostrare le lacune di un sistema di welfare che fatica a sostenere le esigenze di una popolazione anziana sempre più fragile.