Sentenza Miteni, le reazioni alle motivazioni: “Pietra miliare per l’ambiente, ora scuse e bonifiche”

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processo sentenza Miteni Vicenza Pfas

Arrivano le reazioni dopo il deposito delle motivazioni della Sentenza Miteni con la quale i giudici hanno cristallizzato le responsabilità emerse nel processo per l’inquinamento da Pfas e la contaminazione delle acque che per oltre un decennio ha coinvolto 350mila persone nelle province di Vicenza, Verona e Padova, condannato in primo grado 11 manager e disposto risarcimenti milionari.

Il deposito del fascicolo di oltre duemila pagine, relativo alla sentenza del 26 giugno scorso, pone termine a un procedimento penale protrattosi per oltre 4 anni. La Cgil del Veneto, attraverso la segretaria Silvana Fanelli, definisce la sentenza “una pietra miliare nella lotta per la difesa dell’ambiente e della salute della popolazione”.

Il sindacato si dice pronto a costituirsi Parte Civile anche in Appello per difendere l’importante pronunciamento che ha stabilito come gli imputati fossero a conoscenza dell’inquinamento senza adoperarsi per fermarlo.

Giampaolo Zanni (Cgil), che si è occupato della vicenda fin dall’inizio, sottolinea inoltre la necessità di accertare le responsabilità penali per i danni subiti dagli ex lavoratori Miteni, esposti senza protezione a sostanze tossiche e cancerogene come il Pfoa.

Anche il PD vicentino interviene con forza: “La scienza è chiara, ora servono scelte politiche coraggiose”, affermano Giacomin, Luisetto e Dalla Pozza. La consigliera regionale Chiara Luisetto evidenzia che la difficoltà di dimostrare il nesso causale individuale in sede penale non deve mettere in discussione la pericolosità dei Pfas, chiedendo una legge nazionale che metta al bando queste sostanze.

Antonio Dalla Pozza richiama i dati dello IARC, che classifica il PFOA come certamente cancerogeno, esortando la politica ad applicare il principio di precauzione. Sulla stessa linea il segretario provinciale Davide Giacomin, che invoca un grande piano pubblico di bonifica e una nuova alleanza tra ambiente e lavoro.

Non mancano le dichiarazioni polemiche di Cristina Guarda, eurodeputata dei Verdi (AVS): “Per anni sono stata accusata di allarmismo quando denunciavo che non si trattava soltanto di inquinamento storico, ma di emissioni ancora in corso. Oggi la sentenza Miteni riconosce che nuove contaminazioni si sono protratte ben oltre il 2010”.

Secondo Guarda, chi parlava di allarmismo dovrebbe scusarsi con i cittadini che hanno i Pfas nel sangue. L’eurodeputata punta il dito anche contro le scelte della Regione, che autorizzò l’innovazione dell’impianto pur sapendo dei rischi, aggravando una situazione già drammatica per le acque di Vicenza, Verona e Padova.