
Roberto Ciambetti, Presidente del Consiglio regionale del Veneto e associato ANA sezione “Monte Pasubio” di Vicenza, ha dedicato parole intense e toccanti alla notizia del recupero di un manufatto in pietra incisa sul Monte Pasubio, traccia della presenza della 103° compagnia del battaglione “Monte Cervino”. Ciambetti ha definito la lapide molto più di una pietra incisa nel 1917: “È una pagina viva della nostra storia, il segno concreto del sacrificio e della fratellanza degli alpini tra quelle rocce.” Il Presidente del Consiglio regionale ha messo in evidenza l’accuratezza del lavoro delle unità militari e dei volontari che hanno reso possibile il recupero del manufatto, testimonianza di quanto sia ancora forte, nel nostro presente, il legame con le radici e con i valori che hanno costruito il Veneto. “Questa notizia – ha aggiunto – emoziona e commuove: camminando tra i nostri monti è facile imbattersi in lapidi o segni tangibili lasciati dai nostri soldati o dalle truppe austro-ungariche. Sono testimonianze che ispirano pensieri, riflessioni, anche preghiere, stabilendo un contatto tra noi e quegli uomini che qui vennero a combattere”.
Ciambetti ha poi sottolineato come troppo spesso lapidi e altre tracce del passato vengano danneggiate non solo dallo scorrere del tempo e dall’incuria, ma anche da gesti deliberati di vandali che senza alcun rispetto le distruggono o imbrattano. “Per questo l’opera di recupero e messa in sicurezza nei musei è più che apprezzabile e sono grato per quanto viene fatto al fine di preservare queste testimonianze. Ma resta l’amarezza, perché quelle lapidi, quei segni tangibili, sono la nostra storia e incontrare la nostra storia, ripercorrerla nei luoghi dove essa vide i combattimenti più crudi è molto più importante di quanto non si pensi. Vi assicuro che sentire intonare “Dimonios”, l’inno della Brigata Sassari, ad Asiago fa venire i brividi. Vandali e barbari non solo distruggono un patrimonio culturale unico, ma non ci permettono di capire cosa effettivamente accadde nelle nostre montagne, cosa sia stata qui e cosa sia ancor oggi la guerra”.
Ciambetti si è soffermato sul valore della testimonianza dei luoghi: “Le nostre montagne, le ombre di chi venne qui a combattere, ci insegnano a capire il nostro passato e il nostro presente: ecco perché vorrei che quelle lapidi rimanessero nel posto in cui erano state originariamente poste, per ricordare a tutti cosa accadde. Milioni di soldati combatterono e morirono nella speranza che la loro fosse l’ultima guerra. Come Presidente del Consiglio regionale e come alpino della sezione Monte Pasubio, sento profonda gratitudine per chi ogni giorno si impegna a custodire e tramandare questa eredità morale. Il Pasubio continua a parlare, e ogni volta che la sua voce riaffiora dalla pietra ci ricorda chi siamo e quanto dobbiamo a chi, un secolo fa, ha inciso il proprio nome sulla roccia per non essere dimenticato.”
Tornando alla lapide, il recupero, autorizzato dalla Soprintendenza per i beni e le attività culturali di Trento, è stato effettuato da personale specializzato. Ora la lapide verrà consegnata al Mitag – Museo storico italiano della guerra – di Rovereto, dove sarà conservata ed esposta al pubblico.










































