Referendum di giugno, riunito l’Attivo provinciale: dal PSI Vicenza “5 SI!”. “Il 2025 sarà un anno di democrazia diretta”!

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Referendum: 5 SI del PSI
Referendum: 5 SI del PSI

Si è riunito mercoledì 16 aprile, alle 17,30, l’esecutivo provinciale del PSI di Vicenza
per discutere e approntare le iniziative relative ai 5 referendum che porteranno gli
italiani alle urne nei giorni 8 e 9 giugno.
La federazione del PSI di Vicenza, unica in Italia, già nel 2016 si espresse
ufficialmente, in maniera critica, nei confronti di molte parti del cosidetto “jobs act”.
Da tempo, il PSI promuove iniziative volte ad abbassare da 10 anni a 5 i tempi di
residenza legale per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana.
Il PSI fa parte del comitato promotore dei referendum e quindi, anche a Vicenza, nel
mese di maggio, sarà presente con i suoi gazebo per informare i cittadini.
Il PSI di Vicenza auspica che, già dai prossimi giorni, le iniziative del Comitato
promotore, possano vedere il coinvolgimento di tutte le forze politiche e le
associazioni che si stanno impegnando a sostegno dei 5 sì in maniera tale da poter
risultare più efficaci sui territori.


Cinque quesiti per cambiare (o mantenere) l’attuale sistema giudiziario italiano. A giugno gli elettori saranno chiamati ad esprimersi su temi delicati che toccano giustizia, carriere dei magistrati e custodia cautelare.

Il 2025 sarà un anno di democrazia diretta. A giugno, infatti, gli italiani saranno chiamati a votare su cinque quesiti referendari abrogativi, tutti incentrati su vari aspetti del sistema giudiziario. A promuoverli sono state Lega e Radicali, ma i temi in discussione travalicano i confini politici.

Ecco in sintesi i cinque quesiti:

  1. Riforma del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura)
    Il quesito propone di eliminare l’obbligo, per chi si candida al CSM, di raccogliere un certo numero di firme. L’obiettivo dichiarato è aprire la partecipazione alla gestione dell’autogoverno della magistratura, evitando logiche di cordata o appartenenze correntizie.
  2. Separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri
    Attualmente, un magistrato può passare dalla funzione giudicante a quella requirente (e viceversa). Il referendum vuole impedire questo passaggio, separando rigidamente le carriere di giudici e PM. Una proposta che chiama in causa anche la concezione dell’equilibrio tra accusa e difesa.
  3. Custodia cautelare: limiti più rigidi
    Oggi un imputato può essere detenuto prima del processo se sussiste pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o rischio di reiterazione del reato. Il quesito mira ad abrogare quest’ultimo caso, cioè la custodia cautelare per “rischio di recidiva”. Un tema molto delicato che tocca la libertà personale e la sicurezza pubblica.
  4. Valutazione dei magistrati da parte degli avvocati
    Il referendum punta a far contare maggiormente il parere degli avvocati nei consigli giudiziari sulla valutazione dei magistrati. Attualmente, i rappresentanti dell’avvocatura partecipano ai consigli, ma con poteri limitati.
  5. Abolizione della legge Severino
    Il quesito vuole eliminare la norma che prevede la sospensione automatica dalle cariche elettive in caso di condanna penale, anche non definitiva. Una modifica che riaprirebbe il dibattito sull’equilibrio tra garantismo e moralità pubblica.

Cinque quesiti, un’unica scheda per ognuno. I cittadini saranno chiamati a decidere se cancellare o mantenere norme centrali per il sistema giudiziario. Un test importante non solo per la giustizia, ma anche per la partecipazione democratica.


Fammi sapere se vuoi un taglio più tecnico, politico o con accenti critici o ironici!

 

Cinque referendum a giugno: giustizia sotto esame nelle urne

Cinque quesiti per cambiare (o mantenere) l’attuale sistema giudiziario italiano. A giugno gli elettori saranno chiamati ad esprimersi su temi delicati che toccano giustizia, carriere dei magistrati e custodia cautelare.

Il 2025 sarà anche un anno di democrazia diretta. A giugno, infatti, gli italiani saranno chiamati a votare su cinque quesiti referendari abrogativi, tutti incentrati su vari aspetti del sistema giudiziario. A promuoverli sono state Lega e Radicali, ma i temi in discussione travalicano i confini politici.

Ecco in sintesi i cinque quesiti:

  1. Riforma del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura)
    Il quesito propone di eliminare l’obbligo, per chi si candida al CSM, di raccogliere un certo numero di firme. L’obiettivo dichiarato è aprire la partecipazione alla gestione dell’autogoverno della magistratura, evitando logiche di cordata o appartenenze correntizie.
  2. Separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri
    Attualmente, un magistrato può passare dalla funzione giudicante a quella requirente (e viceversa). Il referendum vuole impedire questo passaggio, separando rigidamente le carriere di giudici e PM. Una proposta che chiama in causa anche la concezione dell’equilibrio tra accusa e difesa.
  3. Custodia cautelare: limiti più rigidi
    Oggi un imputato può essere detenuto prima del processo se sussiste pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o rischio di reiterazione del reato. Il quesito mira ad abrogare quest’ultimo caso, cioè la custodia cautelare per “rischio di recidiva”. Un tema molto delicato che tocca la libertà personale e la sicurezza pubblica.
  4. Valutazione dei magistrati da parte degli avvocati
    Il referendum punta a far contare maggiormente il parere degli avvocati nei consigli giudiziari sulla valutazione dei magistrati. Attualmente, i rappresentanti dell’avvocatura partecipano ai consigli, ma con poteri limitati.
  5. Abolizione della legge Severino
    Il quesito vuole eliminare la norma che prevede la sospensione automatica dalle cariche elettive in caso di condanna penale, anche non definitiva. Una modifica che riaprirebbe il dibattito sull’equilibrio tra garantismo e moralità pubblica.

Cinque quesiti, un’unica scheda per ognuno. I cittadini saranno chiamati a decidere se cancellare o mantenere norme centrali per il sistema giudiziario. Un test importante non solo per la giustizia, ma anche per la partecipazione democratica.