Referendum niente quorum. A Vicenza ha votato il 31% degli elettori. I commenti di Lega e FdI: “Calmoroso flop”

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referendum no quorum

Niente da fare, anche il referendum di giugno 2025 non ha raggiunto il quorum: la percentuale dei votanti in Italia è intorno al 29 per cento per tutti e cinque i quesiti, e Vicenza non ha fatto eccezione, pure essendo leggermente sopra la media nazionale.

Alle 15 di oggi, quando sono stati chiusi i seggi, questo era il totale dei votanti nel Comune di Vicenza: referendum n.1: 31,12 % degli elettori; referendum n.2: 31,13 % degli elettori; referendum n.3: 31,12 % degli elettori; referendum n.4: 31,15 % degli elettori; referendum n.5: 31,24 % degli elettori. A Vicenza ha comunque funzionato bene la parte organizzativa: da venerdì 6 giugno sono stati scaricati dal sito comunale 312 attestati sostitutivi delle tessere elettorali scaricati e rilasciati dall’Ufficio Elettorale di piazza Biade 503 duplicati delle tessere. Inoltre sono richiesti quattro trasporti gratuiti ai seggi da cittadini con difficoltà di deambulazione certificata.

Gli esiti del voto a Vicenza si possono consultare alla pagina dedicata sul sito del Comune.

Il nulla di fatto del Referendum sta già suscitando diversi commenti. Se a sinistra si cerca di capire che cosa non abbia funzionato, da parte Lega e Fratelli d’Italia si esulta.

Pan (Lega-LV): “Referendum flop, il popolo ha parlato con il silenzio delle urne”. Villanova (Lega-LV): “Il nostro popolo non perdona chi ha boicottato l’autonomia”

I primi commenti arrivano dal consigliere regionale Lega-LV Giuseppe Pan, il quale definisce laconicamente la consultazione referendaria “un flop totale”: “L’affluenza del 30 per cento attesta lo scollamento tra gli elettori, in primis quelli residenti in Veneto, e una cospicua parte dei rappresentanti della sinistra e del sindacato. A quanto pare, anche i cittadini più sensibili ai temi del lavoro non hanno perdonato il boicottaggio del nostro referendum sull’Autonomia del 2017. Peraltro, molti dei politici che hanno provato a ricompattarsi ieri e oggi erano gli stessi che, nel 2003, su un argomento molto simile, invitarono gli elettori all’astensione. La mancanza di coerenza non paga, anzi, diventa un boomerang per chi parla di diritti in maniera ideologica e non concreta. Ora avanti tutta in nome dei veri interessi del nostro territorio, altro che cittadinanza facile”.

Anche il presidente dell’intergruppo Lega-LV Alberto Villanova parla di flop clamoroso, nonostante “l’assillante campagna di Landini, Salis e Schlein”. Villanova sottolinea che meno di un terzo degli aventi diritto è andato a votare, una Caporetto che l’esponente leghista così spiega: “Neanche gli elettori di area di sinistra, pur precettati, erano convinti delle proposte di Landini e Schlein.” Secondo Villanova la conferma che “Gli italiani non vogliono regalare la cittadinanza: i diritti si meritano dimostrando di volersi integrare con un lavoro, imparando la nostra lingua e rispettando le nostre leggi”. Villanova si sofferma anche sul fatto che in Veneto l’affluenza è tra le più basse tra le regioni del Nord, e lancia un monito alla sinistra: “La sinistra veneta farebbe bene a riflettere perché non è un caso questa percentuale. Il nostro Popolo non ha condiviso la proposta di Landini e men che meno ha dimenticato chi ha boicottato l’Autonomia. Volevano un referendum per abolire l’unica riforma che i Veneti vogliono davvero: la nostra gente li ha ripagati con gli interessi”.

De Carlo (FdI): “Da tentata spallata a clamoroso autogol”

Il senatore di Fratelli d’Italia Luca De Carlo, presidente della IX Commissione Senato – Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare e coordinatore veneto del partito è piuttosto diretto, spiegando che quella che doveva essere una spallata al Governo Meloni si è trasformata nel “più grosso autogol nella storia della sinistra”: “In un colpo solo – aggiunge De Carlo – sono riusciti a rompere l’unità sindacale e a far registrare il peggior risultato della storia per quanto riguarda l’affluenza ai referendum abrogativi. Hanno strumentalizzato temi delicati come quelli del lavoro e della cittadinanza.” Un risultato però, continua il senatore con un pizzico di sarcasmo, lo hanno ottenuto: “Volevano mandare un messaggio chiaro al presidente Meloni e ci sono riusciti. Il messaggio che è arrivato dalle – poche – schede di oggi infatti è chiarissimo: i cittadini riconoscono e premiano l’operato di questo governo di centrodestra sui temi del lavoro. Gli italiani sanno distinguere quello che è un vero atto di democrazia partecipata da quel che invece è una strumentalizzazione politica e partitica: la sonora sconfitta della sinistra di oggi è l’evidente segnale dello scollamento tra loro e le reali esigenze dei cittadini”.