
Dopo l’on. Luana Zanella e la segreteria Provinciale di Vicenza di Rifondazione Comunista, anche la Rete degli Studenti Medi Vicenza è intervenuta sulla questione del laboratorio organizzato dall’Istituto Masotto di Noventa Vicentina in collaborazione con l’associazione “Alpha 22 – Training Center”. In un comunicato stampa gli studenti affermano di aver appreso “con sconcerto e rabbia” la notizia dell’utilizzo di fondi del PNRR destinati alla lotta contro la dispersione scolastica “per finanziare un laboratorio paramilitare. Un’operazione da 15.000 euro, che trasforma la scuola in un terreno di addestramento, anziché in uno spazio di crescita, emancipazione e pace”.
Francesco Bressan, coordinatore della Rete degli Studenti Medi Vicenza ribadisce: “Non possiamo accettare che le risorse pubbliche, destinate a contrastare le fragilità e l’abbandono scolastico, vengano dirottate per insegnare “tattiche di sopravvivenza” e pratiche militari, mascherate da “resilienza” o “team building”. È un fatto gravissimo, che contraddice apertamente l’articolo 11 della Costituzione, che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, e tradisce la funzione democratica ed educativa della scuola. Il clima che si respira nel nostro Paese è sempre più intriso di retorica bellica. Tagli all’istruzione, tagli alla sanità, ma fondi e sostegno per ogni iniziativa che serva a rafforzare un’economia di guerra. Quando anche le scuole, di loro spontanea volontà, decidono di sostenere questa deriva, arrivando a destinare le briciole rimaste per formare alla guerra, la misura è colma.”
La scuola, aggiunge Serena De Marchi, anch’essa della Rete degli Studenti Medi del Veneto, dovrebbe essere presidio di pace, non un laboratorio per militarizzare le coscienze. “La scuola della Costituzione dovrebbe educare alla cittadinanza democratica, alla solidarietà, al rispetto dei diritti umani, non preparare studentesse e studenti a combattere contro altri popoli. L’unico conflitto che vogliamo è quello contro le ingiustizie e contro chi ci nega un futuro libero e dignitoso. Chiediamo con forza – aggiunge De Marchi – che venga fatta chiarezza sull’iter che ha portato l’Istituto Masotto a scegliere questa direzione: è fondamentale capire se la decisione sia stata presa con reale trasparenza e coinvolgimento della comunità scolastica. E chiediamo che il Ministero dell’Istruzione e gli organi competenti si esprimano chiaramente su quanto accaduto. La scuola non può e non deve essere complice della normalizzazione della guerra e della violenza. La scuola deve restare un luogo di pensiero critico, autodeterminazione e pace. Noi da che parte stiamo lo sappiamo. Non accetteremo mai che la nostra formazione venga ridotta a preparazione al combattimento. Vogliamo una scuola che insegni a vivere, non a sopravvivere.”
Dello stesso tono le dichiarazioni di Carmelo Cassalia, segretario generale FLC CGIL Vicenza: “La pedagogia della pace e la cultura dei diritti umani sono fondamentali oggi più che mai, mentre la logica militare, anche solo evocata in un contesto scolastico, può alimentare la normalizzazione della violenza come strumento di risoluzione delle controversie. Ciò che non riusciamo a comprendere e che troviamo disarmante è come si possa giustificare l’uso di risorse pubbliche, circa €15.000, provenienti dal PNRR – missione 4 – che sono destinati alla prevenzione della dispersione scolastica, per scopi di altra natura. Al riguardo chiediamo agli organi istituzionali preposti di fare un approfondimento e di verificare se la scelta operata dall’IIS “U.Masotto” sia maturata in modo legittimo attraverso decisioni libere e autonome degli OO.CC. in maniera consapevole e condivisa anche con i membri della comunità educante.”