
L’installazione di nuovi divieti di sosta per camper a Vicenza scatena la dura presa di posizione di Rifondazione Comunista, che accusa l’amministrazione Possamai di alimentare politiche discriminatorie verso Rom e Sinti. Il partito chiede soluzioni strutturali e non repressione.
A Vicenza esplode il dibattito dopo la decisione dell’amministrazione comunale di introdurre divieti di sosta per i camper in alcune aree della città, in particolare al Villaggio del Sole. Una misura che, secondo Rifondazione Comunista, colpisce indirettamente ma in modo mirato le famiglie Rom e Sinti, riproponendo la logica dell’emergenza e la criminalizzazione delle comunità nomadi sotto il pretesto del decoro urbano.
Il timore espresso dal circolo vicentino del partito è che il provvedimento possa essere applicato in modo selettivo, trasformandosi così in un atto discriminatorio e potenzialmente incostituzionale. Un segnale che, per Rifondazione, contraddice le promesse di un’amministrazione orientata all’inclusione e rischia di avvicinare Vicenza a modelli securitari già visti altrove. Non manca il riferimento polemico al sindaco Possamai, accusato di rincorrere atteggiamenti più affini alle destre che a una visione progressista della città.
Il comunicato mette inoltre in evidenza come la situazione attuale sia il risultato di decenni di politiche considerate insufficienti: a Vicenza non esiste un’area attrezzata per ospitare Rom e Sinti durante i periodi di svernamento e le due aree storiche di Viale Diaz e Cricoli sono da tempo giudicate inadeguate. Il regolamento vigente, introdotto durante la giunta Variati, prevede inoltre l’obbligo di lasciare la piazzola alla morte dell’intestatario, una norma che secondo Rifondazione contribuisce a svuotare progressivamente le aree esistenti e a trasformare cittadini residenti in persone senza una collocazione stabile.
Con questo quadro, per il partito è inevitabile che le famiglie nomadi si fermino temporaneamente in parcheggi pubblici, commerciali o industriali, generando tensioni che però non possono essere imputate direttamente a loro. La responsabilità, sostengono, è delle istituzioni che continuano a evitare soluzioni strutturali e a preferire interventi repressivi.
Rifondazione chiede che l’amministrazione individui spazi adeguati, applichi politiche realmente inclusive e agisca nel rispetto degli articoli 3 e 16 della Costituzione, che tutelano e garantiscono pari dignità e libertà di movimento. La città, si legge nella nota, merita una strategia che unisca, non un clima da sceriffo che alimenti una narrazione di paura e insicurezza.





































