
Sciopero e manifestazione, che ha occupato anche la Strada Regionale 11 da Verona a Vicenza nella mattinata di oggi 16 maggio, da parte dei lavoratori dello stabilimento di Gambellara della multinazionale giapponese Ebara, che opera nel settore delle pompe. Quello di Gambellara è uno dei due attivi in Italia (l’altro è a Cles), operativi da oltre 30 anni e che occupano in tutto 550 dipendenti, di cui 300 in quello vicentino.

A mettere sul piede di guerra i lavoratori, informano Fiom Cgil e Fim Cisl, è la rottura delle trattative, avvenuta un mese e mezzo fa, per il rinnovo del contratto integrativo di secondo livello, che riguarda entrambi gli stabilimenti italiani. L’azienda, spiegano i sindacati, ha deciso di abbandonare il tavolo, fermamente contraria a riconoscere una parte di salario garantito nel premio di risultato, andando a mettere in discussione tutto l’impianto del Premio di Risultato precedente, formata da una parte di salario fisso e una variabile. Una proposta inaccettabile per lavoratori e lavoratrici. Inoltre, c’è stata completa chiusura da parte dell’azienda anche rispetto ad altre richieste inerenti la parte normativa del contratto, con particolare riferimento all’inquadramento delle professionalità dei lavoratori e alla richiesta di Fim e Fiom, insieme alla RSU, di una maggiore flessibilità rispetto alla tutela della salute e sicurezza degli over 55.
Di fronte alla situazione, a partire da aprile lavoratori e lavoratrici di Ebara hanno cominciato una serie di scioperi con modalità articolate, legate anche alla mobilitazione già presente in tutta Italia legata al rinnovo del CCNL. Da tre settimane i lavoratori e le lavoratrici stanno scioperando in modalità variabile su tutti i turni, e oggi, come dettom si è tenuta anche una manifestazione per portare la protesta fuori dalla fabbrica.
La settimana prossima è prevista una nuova assemblea con i lavoratori e le lavoratrici per stabilire le nuove iniziative di lotta.
Marco Maraschin, della Fiom Cgil di Vicenza, e Giovanni Ballan, della Fim Cisl Vicenza, così hanno inquadrato la situazione venutasi a creare nei due stabilimenti italiani Ebara: “In questa azienda non ci sono problemi economici, la redditività è buona e quindi non ci sono gli estremi per non accettare le richieste dei lavoratori e delle lavoratrici legate al premio di risultato. Dal nostro punto di vista la chiusura aziendale ha una posizione ideologica, legata anche alle dinamiche del mancato rinnovo del Ccnl, bloccato dalle idee di Federmeccanica che vuole che tutto il salario sia legato alla variabilità degli andamenti aziendali. Noi siamo contrari a questa visione e ci batteremo con i lavoratori e le lavoratrici perché sia loro corrisposto ciò che è loro di diritto.”