Sciopero generale in Israele contro Netanyahu: “Basta guerra a Gaza, liberare ostaggi”. PRC: “Segnale da sostenere, isolare governo israeliano”

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Sciopero in Israele contro Netanyahu
Sciopero in Israele contro Netanyahu

La giornata di protesta che oggi ha paralizzato parte di Israele, con lo sciopero generale indetto per chiedere la liberazione degli ostaggi e la fine della guerra a Gaza, segna un passaggio cruciale: una parte significativa della società israeliana ha deciso di non restare più in silenzio.

Secondo quanto riportato dalla stampa locale, si contano già decine di arresti dopo i blocchi stradali e gli scontri con la polizia. La grande manifestazione di massa è attesa in serata: le stime parlano di oltre un milione di persone pronte a convergere nelle piazze per dire basta al massacro in corso.

“Netanyahu ha sacrificato gli ostaggi ai suoi obiettivi”

Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista elena mazzoni
Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista

Il Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea sottolinea come lo sciopero generale in Israele rappresenti un atto di coraggio contro un governo che “dall’inizio ha sacrificato la sorte degli ostaggi ai propri obiettivi di distruzione di Gaza”.
“Chi oggi scende in piazza – si legge nella nota firmata dal segretario nazionale Maurizio Acerbo e dalla responsabile Esteri Anna Camposampiero – chiede un accordo con Hamas per il cessate il fuoco e la liberazione immediata dei prigionieri. Non si ferma però la repressione: decine di arresti dimostrano che il governo Netanyahu, composto da forze fasciste e razziste, continua a perseguire apertamente un progetto genocida”.

Un fronte ampio in crescita

Anna Camposampiero, Rifondazione Comunista
Anna Camposampiero, Rifondazione Comunista

Tra i promotori delle mobilitazioni figurano il Partito Comunista Israeliano e il fronte Hadash, che denunciano senza mezzi termini il genocidio in corso e chiedono il ritiro dai territori occupati, lo smantellamento degli insediamenti dei coloni e la liberazione dei prigionieri politici palestinesi. Importante anche il segnale dei riservisti dell’esercito, che hanno scelto di unirsi allo sciopero, incrinando ulteriormente la narrazione ufficiale del governo.

“Isolare il governo israeliano”

Per Rifondazione, lo sciopero di oggi deve essere un campanello d’allarme anche in Europa e in Italia: “Dobbiamo raccogliere questo segnale e rilanciare la mobilitazione contro il nostro governo che continua a negare il genocidio. Serve isolare Netanyahu e i suoi complici: con il boicottaggio dei prodotti israeliani, lo stop alla vendita di armi, fino a impedire la partecipazione di Israele a eventi sportivi internazionali, come la partita della nazionale prevista a ottobre a Udine”.

Il caso Marah Abu Zuhri

La nota del partito torna infine sulla morte di Marah Abu Zuhri, la giovane di 20 anni portata da Gaza a Pisa e deceduta lo scorso 15 agosto. “Con sconcerto – denunciano Acerbo e Camposampiero – leggiamo che agenzie e quotidiani italiani hanno rilanciato la versione israeliana secondo cui la ragazza non sarebbe morta per malnutrizione ma per gravi malattie. Aspettiamo i referti medici italiani, ma consideriamo comunque la sua morte come uno dei tanti omicidi di cui Netanyahu e il suo governo dovranno rispondere davanti alla Corte Penale Internazionale”.