Le scommesse ippiche hanno generato 18 milioni di euro nel 2021

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Scommesse ippiche
Scommesse ippiche

Nonostante la crisi che sta attanagliando il settore dell’Ippica, le scommesse ippiche continuano a tenere botta, evidenziando numeri molto lusinghieri per quanto concerne la raccolta di scommesse anche per l’anno 2021. Nonostante la pandemia, gli eventi continuano a disputarsi e a susseguirsi, anche se il 2021 non è stato un anno facile per via dei lockdown e delle restrizioni. Insomma, gli scommettitori italiani, nonostante tutto, non hanno rinunciato alle loro puntate sulle corse ippiche, una passione che ormai coinvolge un numero sempre più elevato di appassionati.

Infatti i numeri confortano questo settore, come hanno confermato i dati recentemente elaborati da Agimeg (basati sui dati dei Monopoli di Stato) e relativi alla spesa degli italiani per le scommesse sulle gare ippiche. Nel 2021, la spesa complessiva per le puntate nelle agenzie è stata di 17,9 milioni di euro, mentre in vincite sono tornati ai giocatori circa 100 milioni di euro. La capolista per la raccolta delle scommesse ippiche è stata ancora Milano, una città che vanta una grande tradizione di appassionati di questo sport.

La spesa effettiva a Milano è stata di 2,87 milioni di euro. Al secondo posto, in questa speciale classifica, si è piazzata la città di Roma con 1,90 milioni, mentre ai piedi del podio si è classifica Napoli con 1,88 milioni. Ottimi anche i dati di Palermo (1.110.125) e di Firenze (845.683). Ma se si rapportano le spese sulle scommesse con la quantità dei punti vendita, la città che ha fatto registrare i risultati migliori è stata Fermo, dove ognuna delle 20 agenzie ha fatturato in media 182.811 euro.

Il lockdown e le restrizioni, hanno ridotto notevolmente il numero di gare ippiche, Ecco perchè i dati sulla raccolta delle scommesse rimane lusinghiero. Solo nel mese di maggio 2021, il governo ha deciso di riaprire gli ippodromi anche per evitare all’intero settore un collasso che altrimenti sarebbe stato inevitabile. E’ vero che inizialmente le riaperture sono state limitate, restringendo la quantità di persone ammesse negli ippodromi ma nonostante ciò, tutto il settore è riuscito a tenere botta e non tracollare. Adesso gli appassionati potranno entrare dentro gli ippodromi solo muniti di Super Green Pass.

Se è vero che i dati sulla raccolta delle scommesse nelle agenzie hanno fatto registrare numeri appena dignitosi, il settore delle scommesse online (anche grazie al lockdown) ha fatto registrare un’impennata vertiginosa dei ricavi. Così mentre i lavoratori del settore incalzavano il governo per chiedere misure a sostegno, le piattaforme online hanno fatto registrare un vero e proprio boom senza precedenti. Anche le scommesse ippiche Snai hanno fatto registrare numeri da capogiro, soprattutto quando gli ippodromi sono stati chiusi al pubblico.

Si tratta di numeri da record che hanno avvicinato un numero di appassionati sempre maggiore al magico mondo del gaming. Gli scommettitori, proprio grazie alle scommesse online, sono riusciti a divertirsi e ad assecondare la propria passione in tutta sicurezza, senza rinunciare alle puntate quotidiani sui cavalli preferiti. Fra l’altro le piattaforme online attualmente esistenti, forniscono un servizio e una copertura degli eventi sempre più completa e affidabile.

La grande tradizione dell’Ippica italiana

I vecchi amanti nostalgici delle scommesse sulle corse dei cavalli erano soliti giocare in massa il Totip. Un gioco organizzato dai Monopoli di Stato che ha scritto pagine di storia del nostro paese. Addirittura in alcune edizione del festival di Sanremo, il Totip venne abbinato alla gara canora.

I primi concorsi Totip vennero giocati nel 1948. La schedina dell’ippica, così come il Totocalcio, hanno rappresentato una vera icona per i tanti appassionati di sport, soprattutto negli anni ’70 e ’80. Poi con la legalizzazione delle scommesse sportive, questi concorsi hanno perso progressivamente appeal. Possiamo dire che, col tempo, anche gli scommettitori italiani hanno cambiato le loro abitudini seguendo la moda in voga in Gran Bretagna, delle scommesse online o nelle agenzie di betting.

L’inerzia del governo e l’esigenza di riorganizzare l’intero settore

L’ultima manovra finanziaria approvata dal governo, ha riservato anche al comparto ippico un capitolo importante, proprio per scongiurare la chiusura di tanti ippodromi già duramente colpiti dalla crisi e dagli effetti della pandemia. Da più parti si era sollevato il grido di protesta contro la decisione del governo di tagliare di sei milioni di euro gli stanziamenti previsti per il settore ippico. Un taglio che avrebbe comportato scenari drammatici per tanti ippodromi storici sparsi in tutta la penisola.

Non si può non ammettere che la politica nazionale, anche dopo le chiusure e i blocchi dovuti alla pandemia, ha fatto ben poco per l’intero comparto. La soppressione dell’Unire (Unione nazionale incremento razze equine) ha comportato il passaggio delle competenze in materia Ippica i capo al Ministero per le Politiche Agricole e Forestali, rendendo ancora più critico il quadro generale.

I governi che si sono succeduti negli ultimi anni non hanno compreso come l’Ippica rappresenti un’attività economica importante per il nostro paese, oltre a vantare una lunghissima e onorata tradizione. Negli ultimi dieci anni, il sistema ha registrato la debacle di molti allevamenti, costretti alla chiusura con la conseguente emorragia di posti di lavoro. Ecco perchè il grido di protesta degli operatori del settore è assolutamente giustificato.

La speranza è che la politica nazionale possa tornare a mettere in primo piano questo settore, già duramente provato da anni di crisi e di sofferenze. Gli addetti ai lavori, fra l’altro, hanno anche richiesto una riorganizzazione più mirata dell’intera filiera, affinchè si possano creare dei meccanismi che facilitino l’interlocuzione tra i rappresentanti del settore e le istituzioni. Uno dei problemi che dovrà essere risolto al più presto, anche per la credibilità della stessa ippica italiana, è il pagamento dei premi che oggi avviene in ritardo a causa della carenza di liquidità.

I numeri della crisi che attanaglia l’Ippica italiana

La vera contraddizione sta nel fatto che questo settore in Europa sta crescendo a vista d’occhio, di anno in anno, facendo registrare fatturati da capogiro. Mentre in Italia non si è riusciti ad approfittare di questo trend favorevole e del rinnovato interesse degli appassionati per il mondo dell’ippica. I dati drammatici sono rappresentati soprattutto dalla perdita dei posti di lavoro, Le ultime stime parlando addirittura di 25 mila posti persi.

Numeri eloquenti che certificano lo stato di crisi permanente di questo settore che in passato ha regalato tante soddisfazioni e che adesso sembra essere stato avvolto da una spirale di negatività irreversibile. Nel corso di un recente convegno organizzato dal comune di Pisa e intitolato “Ippica, quale futuro” sono stati delineati i tratti più evidenti di questo settore in grave crisi, sviscerando i dati drammatici del crollo ma anche evidenziando le potenzialità di un settore in grado di competere a livello internazionale.

Fra l’altro non si può dimenticare come il nostro paese, in un recente passato, abbia espresso dei cavalli di assoluto spessore internazionale. La crisi che avvolge l’intero settore rischia di cancellare una tradizione secolare, relegando la nostra ippica ai margini del panorama internazionale. Compito della politica, negli anni futuri, sarà quello di riprendere in mano le redini della situazione, rilanciando questo settore con nuovi e corposi investimenti, magari ricorrendo anche alla costituzione di un’agenzia indipendente in grado di identificare e risolvere le criticità che attanagliano l’intero settore. Un’agenzia che sappia riorganizzare l’intera filiera, modificando anche i sistemi di pagamento dei premi, che oggi rappresentano il tallone d’Achille dell’intero settore. Nulla è più importante per evitare che l’Ippica italiana sprofondi sempre di più verso il baratro.