Scontro sulla memoria del 7 luglio a Schio: due visioni opposte in vista dell’anniversario dell’Eccidio

315
Saluto romano di aderenti al Raggruppamento Nazionale Combattenti e Reduci RSI – RSI Continuità Ideale in occasione del ricordo dell'eccidio di Schio
Saluto romano di aderenti al Raggruppamento Nazionale Combattenti e Reduci RSI – RSI Continuità Ideale in occasione del ricordo dell'eccidio di Schio

Anche quest’anno, all’approssimarsi del 7 luglio, data della commemorazione dell’Eccidio di Schio del 1945, tornano a contrapporsi le due anime che da decenni si confrontano pur in presenza di tentativi di “conciliazione”– spesso in modo acceso – sul significato e sulla narrazione pubblica di quella strage.

Da un lato, la federazione vicentina dell’associazione R.N.C.R. – R.S.I. Continuità Ideale (Raggruppamento Nazionale Combattenti e Reduci RSI – RSI Continuità Ideale, una sigla con chiaro richiamo alla Repubblica sociale Italiana, guidata da Benito Mussolini e collaborazionista dei nazisti, ndr) , organizzatrice della commemorazione che si svolge ogni anno davanti alle ex carceri di via Baratto; dall’altro, il Coordinamento Antifascista Scledense che, come da tradizione, promuove un presidio in piazza Rossi, davanti al Duomo.

Raggruppamento Nazionale Combattenti e Reduci RSI – RSI Continuità Ideale
Raggruppamento Nazionale Combattenti e Reduci RSI – RSI Continuità Ideale

Il comunicato di “Continuità Ideale” e le accuse all’ANPI

Nel comunicato diffuso da Gian Luca Deghenghi, membro del direttivo di Continuità Ideale Vicenza, si esprime rammarico per quello che viene definito “nervosismo” crescente da parte dell’ANPI e delle associazioni partigiane in merito alla consueta cerimonia. Secondo l’organizzazione, la loro presenza è diventata pretesto di polemiche politiche che nulla avrebbero a che vedere con il “Patto di concordia civica”, firmato vent’anni fa tra Comune di Schio, ANPI e familiari delle vittime per condividere un momento di memoria rispettosa e non divisiva.

“L’ANPI – scrive Deghenghi – usa strumentalmente la nostra presenza per legittimare eventuali intemperanze di piazza e coprire la propria perdita di credibilità presso gli altri firmatari del Patto”. La commemorazione da loro organizzata, precisa ancora il comunicato, si limita alla deposizione di una corona di fiori, senza intenti provocatori, e dovrebbe restare al di fuori delle polemiche.

Contro manifestazione dell'ANPI nel giorno del ricordo dell'eccidio di Schio (foto d'archivio)
Contro manifestazione dell’ANPI nel giorno del ricordo dell’eccidio di Schio (foto d’archivio)

Il presidio antifascista e la voce del Coordinamento Scledense

Di segno opposto il comunicato diffuso dal Coordinamento Antifascista Scledense, che annuncia per domenica 6 luglio un “presidio antifascista” in piazza Rossi a partire dalle ore 10.00, come avviene da oltre vent’anni. Il corteo si concluderà con la deposizione di un pensiero floreale presso la lapide dedicata ai Fratelli Bogotto.

La posizione degli antifascisti è netta: “Schio non vuole i fascisti”, si legge nella nota, che condanna esplicitamente le commemorazioni promosse da Continuità Ideale, accusandole di essere occasioni per rivendicare posizioni nostalgiche della Repubblica Sociale Italiana, definita “governo asservito ai nazisti” e responsabile di torture e crimini contro la popolazione civile.

I promotori del presidio negano che possa esistere una memoria “pacificata” che metta sullo stesso piano vittime e carnefici: “La pacificazione non può essere oblio e stravolgimento della storia”, affermano, aggiungendo che il tentativo della destra di presentarsi come vittima politica è una “strumentalizzazione offensiva per la memoria delle vere vittime della guerra e della Resistenza”.

Una città divisa, tra memoria e tensioni

Nel 79° anniversario dell’Eccidio di Schio, l’atmosfera resta dunque tesa. Le iniziative delle due parti – pur svolgendosi in luoghi distinti – si inseriscono in un quadro di forte contrapposizione simbolica e politica. Da un lato la richiesta di un ricordo “condiviso”, dall’altro la ferma rivendicazione della memoria resistenziale come fondamento della Repubblica democratica.

Il “Patto di concordia civica”, nato per superare le divisioni, sembra oggi nuovamente messo alla prova. E se da una parte si invoca rispetto per tutte le vittime, dall’altra si riafferma che non può esserci equiparazione tra chi combatté per la libertà e chi sostenne il regime fascista. La città di Schio, ancora una volta, si prepara a vivere un fine settimana di memoria contesa.