Alla Scuola del lunedì la direttrice del carcere di Vicenza Luciana Traetta: una “lezione” sulla realtà penitenziaria

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Scuola del lunedì, sala piena per ascoltare Luciana Traetta, direttrice della Casa circondariale Filippo Del Papa di Vicenza
Scuola del lunedì, sala piena per ascoltare Luciana Traetta, direttrice della Casa circondariale Filippo Del Papa di Vicenza

Alla Scuola del lunedì dei Ferrovieri una sala gremita ha accolto la direttrice della Casa Circondariale di Vicenza, Luciana Traetta, protagonista di un incontro dedicato a comprendere dall’interno il sistema penitenziario italiano e la realtà del carcere cittadino. Due ore di domande, racconti e spiegazioni che hanno avvicinato i presenti a un mondo quotidiano, complesso e per molti versi sconosciuto.

Daniele Bernardini presenta Luciana Traetta, la direttrice del carcere di Vicenza alla Scuola del lunedì
Daniele Bernardini presenta Luciana Traetta, la direttrice del carcere di Vicenza alla Scuola del lunedì

Un pubblico come sempre numeroso ha partecipato ieri, 17 novembre, alla nuova sessione della Scuola del lunedì “Don Carlo Gastaldello” curata da Daniele Bernardini, ospitata come sempre nei locali di via Rismondo 2 ai Ferrovieri. Questa volta l’incontro ha avuto un ospite speciale: la direttrice della Casa Circondariale di Vicenza Filippo Del Papa, Luciana Traetta, da due anni alla guida dell’istituto di viale San Felice. Due ore fitte, chiare, spesso intense, durante le quali la direttrice ha offerto un quadro diretto, realistico e privo di retorica del sistema carcerario italiano e delle sue molteplici sfide.

Traetta, arrivata a Vicenza nel 2023 alla sua prima esperienza da direttrice, ha subito contestualizzato la situazione dell’istituto: 365 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 270, tre aree detentive (media sicurezza, alta sicurezza e collaboratori di giustizia), un contingente di personale di polizia penitenziaria sottodimensionato e un’organizzazione resa complessa dalla rapidità dei flussi in entrata e in uscita della popolazione detenuta, tipica delle case circondariali.

Uno dei temi centrali dell’incontro è stato il duplice asse su cui si regge l’intero sistema: sicurezza e trattamento, due elementi che – ha sottolineato Traetta – non possono esistere l’uno senza l’altro. Il trattamento, previsto dalla Costituzione come elemento fondamentale del senso della pena, comprende istruzione, lavoro, attività ricreative e sportive, rapporti con la famiglia. La sicurezza garantisce che tutto ciò possa realmente svolgersi. “Sembra un paradosso – ha spiegato – ma il trattamento non esiste senza sicurezza, e la sicurezza non ha senso senza il trattamento”.

La direttrice ha poi descritto nel dettaglio l’ampia rete di attività interne: corsi di alfabetizzazione, istruzione superiore per i detenuti dell’alta sicurezza, università per pochi detenuti particolarmente motivati; laboratori lavorativi quali la pasticceria della cooperativa Gabbiano 2.0, l’assemblaggio industriale, la gastronomia interna gestita da Marcolin, e una serie di lavori per l’amministrazione penitenziaria che impegnano decine di persone. Senza dimenticare i detenuti in semilibertà o lavoro esterno che ogni giorno varcano i cancelli per poi rientrare la sera.

Molto seguita anche la parte dedicata alla composizione della popolazione detenuta: età media in calo, forte presenza di stranieri di seconda generazione, un aumento dei casi legati alle dipendenze e alla marginalità sociale, reati contro il patrimonio e la persona, un centinaio di detenuti per reati di stampo mafioso e una trentina di collaboratori di giustizia, ospitati in un reparto completamente separato.

Traetta non ha evitato i temi più complessi: sovraffollamento, carenze di organico, ingresso illecito di telefoni e oggetti proibiti, conflittualità generazionale tra agenti giovani e detenuti giovani, disturbi psichiatrici non trattati adeguatamente. Ha raccontato anche il peso emotivo degli episodi critici – come i suicidi, solo uno per fortuna a Vicenza nell’ultimo periodo, o le aggressioni al personale – e la necessità di sostenere anche chi lavora ogni giorno dietro le sbarre.

Di grande interesse la parte dedicata ai rapporti con la città: la collaborazione con il Comune di Vicenza, il ruolo della Garante comunale Isabella Barbaglio, la gestione della biblioteca interna collegata alla Bertoliana, la collaborazione con Caritas e la struttura del Lembo del Mantello per l’accoglienza dei detenuti senza dimora al termine della pena. Un sistema di relazioni che, secondo la direttrice, rappresenta l’unica via per far funzionare un istituto che, strutturalmente, resta parte integrante della città.

L’incontro si è chiuso con numerose domande del pubblico: tempi dei processi, criteri di assegnazione alle celle, gestione dei colloqui, accesso all’informazione, prospettive della giustizia riparativa.

Per molti partecipanti, quella di ieri è stata, quindi, un’occasione rara per capire cosa significhi davvero vivere – e lavorare – in carcere.

La Scuola del lunedì conferma così la sua vocazione: offrire temi civici, culturali e sociali accompagnati da relatori capaci di raccontare la realtà con sincerità e competenza. Ieri, la testimonianza di Luciana Traetta ha permesso di attraversare il muro del carcere non per giudicare, ma per capire.