Scuola: “Ora decidiamo noi” manifestazione nazionale degli studenti italiani

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ora decidiamo noi

Sotto lo slogan “Ora decidiamo noi” gli studenti italiani scenderanno in piazza in diverse città per manifestare contro l’attuale stato della scuola. La manifestazione nazionale è in programma venerdì 18 novembre.

Gli alunni si dicono stanchi di una scuola sempre più escludente e basata su una competizione tossica e insostenibile. Vogliono, pretendono ascolto, in particolare dal Governo Meloni dal quale pretendono attenzione verso 5 aspetti principali, denominati pilastri.

Ovvero, una legge nazionale sul diritto allo studio, l’abolizione dei Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO) in favore dell’istruzione integrata,
il potenziamento del protagonismo e delle forme di rappresentanza studentesche, garanzia della salute, della sicurezza e del benessere psicologico nelle scuole, ampliamento dello Statuto degli studenti e delle studentesse.

Oltre alle principali città italiane (Roma, Bologna, Torino, Firenze, Napoli, Milano) lo sciopero studentesco dell'”Ora decidiamo noi” riguarderà molti altri importanti centri, anche se al momento non si segnalano piazze del Veneto nell’elenco che però è aggiornato continuamente.

In merito alla manifestazione di venerdì, il Fronte della gioventù comunista commenta: “Gli studenti di tutta Italia contestano il Ministero del Merito, che continua a portare avanti un modello di scuola iniqua, che nulla ha a che fare con un’istruzione di qualità e accessibile a tutti.

Con azioni di protesta davanti al Ministero dell’Istruzione e agli uffici scolastici, gli studenti denunciano la subordinazione del sistema formativo agli interessi delle imprese.

Andare a scuola costa sempre di più, solo in prima liceo le nostre famiglie spendono in media 1255 euro, ma per il nuovo Governo è solo una questione di merito. Nel frattempo le nostre scuole vanno a pezzi, ma la priorità del nuovo esecutivo, in linea con il precedente, è di continuare a investire per il conflitto in Ucraina. Servono soldi alla scuola non alla guerra.

Non ci stiamo alla retorica della destra che dice che il nostro problema è l’immigrazione, mentre questo modello scolastico ci offre solo sfruttamento e mette a rischio la nostra vita, indifferentemente dal colore della nostra pelle”.