Sequestro smartphone, Senato chiude esame del Ddl presentato da Zanettin e Bongiorno

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La commissione Giustizia del Senato ha concluso ieri l’esame del disegno di legge che disciplina il sequestro di apparecchi telematici come lo smartphone, il tablet e il computer.

Si tratta di un provvedimento firmato da Pierantonio Zanettin, senatore vicentino e capogruppo di Forza Italia in Commissione, e dalla leghista Giulia Bongiorno: punta – in sostanza – a rendere più difficile per i PM acquisire device dell’indagato, tra cui pc, smartphone o tablet ponendoli sotto sequestro allo scopo di ricavare informazioni utili all’indagine.

In aula, inoltre, è passata una modifica dello stesso Zanettin che prevede l’esclusione dal sequestro di pc, tablet e smartphone di chat ed email tra avvocato e cliente.

Ora, bisognerà ottenere i pareri delle altre commissioni competenti, poi sarà votato il mandato al relatore, Sergio Rastrelli di FdI, per riferire in Aula. Il Fatto Quotidiano riporta: “In base all’emendamento depositato proprio da Rastrelli, approvato nei giorni scorsi e concordato direttamente col Guardasigilli Carlo Nordio, ciò che adesso può fare il PM in autonomia (con un semplice decreto motivato) domani richiederà due successive autorizzazioni del Gip: la prima per acquisire il dispositivo, la seconda per sequestrare su di esso ‘dati inerenti a comunicazioniconversazioni o corrispondenza informatica’. Entrambi i provvedimenti saranno impugnabili al Tribunale del Riesame e poi in Cassazione”.

Sul sequestro dello smartphone o di ogni altro dispositivo dovrà dunque decidere il Giudice per le indagini preliminari, su richiesta del pubblico ministero, e non più solo il pm.

Non solo: il Ddl punta a porre nel regime delle intercettazioni anche il sequestro di uno smartphone, di un tablet o di un pc: sarà il PM che dovrà valutare quali elementi siano rilevanti, esattamente come accade con gli ascolti delle intercettazioni. 

Giorni fa Zanettin, nel corso di una conferenza stampa al Senato tenuta dopo la conclusione dell’esame degli emendamenti del testo di legge, aveva detto: “Tutti noi all’interno dei nostri cellulari conserviamo dati personali e sensibili, dalle foto di famiglia alle cartelle cliniche, fino a tanti altri elementi che devono essere tutelati nella loro privacy. Per questo motivo abbiamo previsto che per poter eseguire il sequestro dello smartphone occorra il via libera da parte del Gip, come per le intercettazioni. Inoltre si prevede che avvenga una selezione fra ciò che è penalmente rilevante e ciò che invece non lo è, e per questo deve rimanere riservato e segreto. È una battaglia di civiltà giuridica che ci vede fortemente impegnati”.